Cercare Gesù di notte ed entrare nella luce
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Giovanni 3,13-15
La Domenica IV di Quaresima si colloca dopo la metà del percorso e si distingue dalle altre, come la Domenica III di Avvento, per il colore rosaceo dei paramenti liturgici. Il bianco della Festa si mescola al viola del Tempo di penitenza: è un invito a rallegrarci (Laetare) e a rinvigorire i nostri passi incontro a Colui che è la Vita.
Ci è presentata la tappa biblica della deportazione in Babilonia, imposta dal «re dei Caldei» agli «scampati di spada», e del successivo rientro “in Giuda e in Gerusalemme”. La Città santa è al centro della liturgia: vi si svolge l’incontro capitale descritto nel Vangelo e là, «in Giuda», si realizza e si compie il Mistero della Salvezza, evocato da Gesù nel dialogo con Nicodemo (Giovanni 3); là tornano gli esiliati (I lettura); Gerusalemme deve essere «posta al di sopra di ogni nostra gioia» (Salmo 136, Responsorio). Sion è motivo di esultanza, ed è il simbolo di questa Domenica Laetare, perché dice la chiamata alla santità: è il monte di Dio, figura della «Gerusalemme di lassù», che «è libera ed è madre di tutti noi» (Galati 4,26); è posta in alto, come il serpente di Mosè, come la Croce del Salvatore, espressione di una salvezza potente!
Secondo la narrazione di 2Cronache 36, Dio «suscita lo spirito» di uno straniero, «Ciro, re di Persia», e lo «incarica di costruirgli un Tempio in Gerusalemme, che è in Giuda» (I lettura): il Signore agisce nelle pieghe della storia a favore dei suoi eletti, per «liberarli dalla morte e nutrirli in tempo di fame» (Salmo 33,19); il Tempo dell’uomo è accompagnato da una mano potente e provvidente che nel Mistero, pur tra le sofferenze e le prove, conduce al Bene autentico. San Paolo sviluppa il tema della Grazia, che si è rivelata nella vicenda del rientro, grande immagine dell’esodo biblico, figura della Pasqua vera, manifestatasi pienamente nell’Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione del Figlio e rinnovata su ogni battezzato: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe ci ha fatti rivivere con Cristo. Per grazia siete stati salvati mediante la fede! Ciò non viene da voi, ma è dono di Dio, né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (II lettura, Efesini 2).
Il bellissimo Salmo 136 (Responsorio), che ha ispirato la poesia successiva, ci offre la memoria della vicenda babilonese, fucina di un Popolo nuovo: «Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion, ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre». E “come potevamo noi cantare?” (cfr. S. Quasimodo, Alle fronde dei salici). La guerra, il male esistono, ma non hanno la parola definitiva: risplende sempre, e vince, la luce del Dio potente, che vuole e dà la vita. Per questo, in ogni condizione, siamo chiamati a rallegrarci e a conservare la fede.
Nicodemo mostra la speranza di tutto il popolo: «Sappiamo che Tu sei un Maestro venuto da Dio! Nessuno può infatti fare i segni che Tu fai se Dio non è con Lui». Quel «fariseo» recatosi da Gesù «di notte» crede anche per chi non vuole credere, persevera fino alla morte e resurrezione del Signore, sarà presente alla sua sepoltura (Giovanni 19,39): così anche noi siamo chiamati a rimanere nella Luce, cercare Gesù nella notte, custodire la fiaccola della fede di tutti, per tutti: «chi fa la Verità viene verso la Luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Buona Domenica della gioia!