La basilica di San Pietro è un grande scrigno di monumenti e di memorie, la cui visione non può essere esaurita in una visita di poche ore. Noi ora vorremo proporre l’accesso a un punto particolare, procedendo lungo la navata destra per raggiungere il transetto nell’area del cosiddetto Altare della Cattedra. Là si leva l’imponente tomba di Clemente X che fu papa dal 1670 al 1676. Sotto la sua solenne statua bronzea in abiti pontificali, si ammira un bassorilievo opera di Leonardo Reti, che cerca di “fotografare” il momento in cui quel Pontefice, circondato dalla sua corte, bussava col martello d’oro (o d’argento) alla Porta Santa, per l’avvio del XV Giubileo universale, quello del 1675.
In passato il rituale dell’apertura della Porta Santa la vigilia di Natale per l’ingresso nell’Anno Santo era piuttosto complesso, e comprendeva quel gesto che faceva cadere la porta murata nel Giubileo precedente. Come si sarà visto nella diretta televisiva dello scorso 24 dicembre, ora il Papa spalanca la porta bronzea di destra nell’atrio della basilica di San Pietro, realizzata da un artista senese per il Giubileo del 1950 con Pio XII.
In date successive sono state aperte le altre tre Porte Sante nelle basiliche papali di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo, a cui si aggiunge quella nel carcere romano di Rebibbia dall’evidente valore simbolico. Noi, però, considerato anche il taglio della nostra rubrica, cercheremo di illustrare il valore che la Bibbia assegna alla porta, spesso usata come parte per indicare il tutto, ossia la casa o la città. Alle porte urbane era in pratica collocato quello che noi consideriamo il municipio; si concentrava in quello spazio che comprendeva più camere – come attesta l’archeologia – la vita civica, sociale ed economica. Qualcosa del genere si può scoprire ancora oggi in alcune porte di Gerusalemme, come quelle dette “di Damasco” o “di Giaffa”, lungo le mura erette nel XVI sec. dal sultano Solimano il Magnifico.
Ecco perché nei Salmi si cantano le porte di Sion, ove entra processionalmente il Signore con l’arca, suo trono: «Alzate, o porte la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria… il Signore forte e valoroso… Il Signore degli eserciti è il re della gloria» (si legga il Salmo 24). Attraverso esse passano anche i pellegrini perché «il Signore ama le porte di Sion» (87,2); una volta varcate, essi troveranno pace e giustizia (si legga il Salmo 122). Ma per essere ammessi, è necessario rispettare la morale, come insegna il Salmo 15 con i suoi undici requisiti etici per accedere al culto nel tempio.
Cristo stesso si definisce «porta delle pecore: se uno entra attraverso me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Giovanni 10,9). Le chiavi della porta sono il segno del potere su una casa, una città, un regno. Ecco, allora, l’atto che Gesù compie nei confronti di Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» e «le porte degli inferi non riusciranno a prevalere» (Matteo 16,18-19). Anche noi, dunque, passiamo attraverso la Porta Santa col nostro impegno esistenziale serio, memori del monito simbolico di Gesù: «Entrate per la porta stretta… che conduce alla vita e pochi sono quelli che la trovano!» (Matteo 7,13-14).