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domenica 13 ottobre 2024
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

La sostenibilità secondo la Bibbia

Anche se non esiste un termine equivalente nelle Sacre Scritture, la Parola di Dio condanna più volte lo sfruttamento insensato ed egoistico dei beni creati a favore di tutta l’umanità

«Essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile». Queste parole di papa Francesco nella Laudato si’ (n. 89) potrebbero essere assunte a insegna del nostro percorso ecologico biblico che da tempo stiamo svolgendo settimana per settimana. Anche gli scienziati, dal loro punto di vista – spesso inascoltati dai politici e smentiti dai comportamenti quotidiani dei cittadini – ribadiscono che siamo all’interno un unico grandioso ecosistema, quello che il chimico britannico James Lovelock ha chiamato con il termine di matrice greca Gaia, la Terra, considerata come un unico organismo vivente.

Non per nulla il termine «natura» deriva dal verbo «nascere», evocando qualcosa di vivente, mentre è suggestivo ricordare che, sempre nella lingua della classicità greca e del Nuovo Testamento, il vocabolo physis (che ha generato il nostro «fisica») discende dal verbo phyein, che significa «respirare». Purtroppo sono tanti gli attentati che la civiltà contemporanea sferra contro questa unità mirabile, nella quale «c’è sempre qualcosa di meraviglioso», come affermava già nel IV sec. a.C. Aristotele, il celebre filosofo greco. Anche il sapiente biblico del II sec. a.C. detto Siracide scriveva: «Quanto sono amabili tutte le opere del Creatore! E appena una scintilla se ne può osservare… Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, egli non ha fatto nulla di incompleto» (42,22.24).

Tutti conosciamo il commediografo settecentesco Carlo Goldoni, pochi però conoscono questa frase presente nella sua opera Pamela: «Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non sa leggerlo». E lo stupore che si prova sfogliandone le pagine non fiorisce solo contemplando il cosmo, ma anche il microcosmo (pensiamo solo a quanto la scienza ha scoperto all’interno delle particelle minime della materia). Noi in questa tappa e nella prossima del nostro itinerario ecologico di taglio biblico-teologico vorremmo presentare in modo sintetico e semplificato un tema che è spesso riproposto ai nostri giorni.

È una parola che riempie le bocche, ma lascia indifferenti le mani e, quindi, l’impegno delle persone: sostenibilità. Ovviamente il termine equivalente non esiste nelle Sacre Scritture, ma il concetto è presente ed è stato sviluppato dalla stessa tradizione cristiana. Non per nulla all’interno della citata Laudato si’ risuona almeno una dozzina di volte. La Parola di Dio condanna ripetutamente lo sfruttamento insensato ed egoistico dei beni che Dio ha destinato universalmente all’umanità.

Essi vengono o accaparrati solo da alcuni pochi oppure sprecati insensatamente: si pensi alla dispersione dell’acqua, o alla fame nel mondo quando un terzo del cibo è oggetto di scarto, o al fenomeno del cosiddetto overshoot, per cui si iniziano a consumare prodotti ed energie terrestri destinati all’anno successivo già nei primi mesi dell’anno precedente, con un eccesso che ignora il futuro. Nella parabola del ricco che banchetta fino alla nausea e del povero Lazzaro che si deve accontentare degli scarti c’è la sintesi simbolica di questo dramma (Luca 16,19-31).


28 maggio 2020

 
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