Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 18 settembre 2024
 

Norvegia e Danimarca: quei paesi "felici" che mettono i brividi

Caro direttore, lunedì 20 marzo era la “Giornata della felicità” e il World Happiness Report, pubblicato dall’Onu, ha indicato i «Paesi più felici», da prendere a modello. La classifica della felicità viene elaborata sulla base di fattori quali diseguaglianze, trasparenza della pubblica amministrazione e politiche sociali. Ha vinto la Norvegia prevalendo di poco sulla Danimarca, che invece ha vinto lo scorso anno. L’Italia? Solo quarantottesima.

Ma della Norvegia e della Danimarca si sono dimenticati record che fanno venire i brividi. Per esempio i suicidi. Il numero annuo classifica la “felice” Norvegia con 11,9 e la “felice” Danimarca con 11,3 suicidi ogni 100 mila abitanti, mentre la nostra Italia ha un tasso di 6,7. Da noi, poi, la percentuale di donne che ha subìto stupri o tentati stupri è del 5,4%, mentre nel Paese più felice del mondo il 10% della popolazione femminile ha subito uno stupro almeno una volta nella vita e appena l’11% delle vittime lo denuncia. Anche in Danimarca le donne non stanno meglio: il 52% racconta d’avere subìto violenza fisica o sessuale dall’età di 15 anni, mentre la stessa percentuale nella retrograda Italia è del 27%. Non solo. Nella felice Danimarca il consumo alcolico pro capite è mediamente di 11,4 litri, ben più della Norvegia (7,7). In Italia è di 6,7 litri a testa. Mah! Dall’Onu a volte arrivano messaggi così strampalati che lasciano senza parole.

GABRIELE SOLIANI - Napoli

Queste classi che le ho sempre trovate ridicole. Dipendono dai criteri usati. Che nel caso della felicità erano: il prodotto interno lordo pro capite, la speranza di vita, la libertà, la “generosità”, il sostegno sociale e l’assenza di corruzione nel Governo o per affari. A me pare che la felicità dipenda da qualcos’altro e le statistiche che tu riporti, caro Gabriele, lo dimostrano.

Mi sembrano più importanti nel “felicitometro” gli affetti familiari, le amicizie... E anche la fede in Dio che rinnova coraggio e speranza. Il Pil c’entra comunque poco. Mi fa venire in mente una fi aba di Italo Calvino, La camicia dell’uomo contento.

Il principe era sempre triste e nessuna distrazione serviva a qualcosa: teatri, balli musiche, canti. I sapienti si riunirono e dissero al re suo padre che il figlio sarebbe guarito se avesse indossato la camicia di un uomo contento in tutto e per tutto. Gli ambasciatori andarono in tutto il mondo, ma non trovarono nessuno che si accontentasse della sua condizione: il prete avrebbe avuto piacere a diventare vescovo, al monarca di un altro Paese dispiaceva dover morire e lasciare tutto, e così via. Infi ne trovarono un giovane che dietro i fi lari potava le viti e cantava allegramente. Non chiedeva nient’altro, era felice così. Il re pensò: mio fi glio è salvo! Ma quando gli sbottonò la giacca gli caddero le braccia: l’uomo contento non aveva camicia.


06 aprile 2017

I vostri commenti
9

Stai visualizzando  dei 9 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo