Iniziamo una nuova rubrica, sollecitata molti anni fa da Beniamino Placido, giornalista agnostico ma appassionato della Bibbia: un elenco di termini per capire le Scritture
Era il 30 settembre 1993 e con don Leonardo Zega, direttore di Famiglia Cristiana, presentavamo in conferenza stampa il primo fascicolo della Bibbia per la famiglia, che per anni avrebbe accompagnato il settimanale, prima di essere raccolta in ben dieci volumi. Tra i vari testimoni a sostegno di quella iniziativa, molto originale per la sua impostazione (come ricorderà qualche antico lettore), c’era una figura di giornalista allora molto popolare. Egli era anche docente universitario di letteratura anglo-americana e su Repubblica aveva creato per primo la rubrica di critica televisiva.
Il suo nome era Beniamino Placido, era agnostico, eppure si era innamorato della Bibbia al punto tale da iscriversi ai corsi di ebraico e greco biblico dell’Università Gregoriana, acquisendo una sorprendente competenza. Alla sua morte, avvenuta in Inghilterra nel 2010 (era nato nel 1929 in Basilicata, a Rionero in Vulture), aveva lasciato in testamento a me la sua straordinaria biblioteca teologico- biblica in varie lingue perché la destinassi a chi, credente o no, avrebbe voluto seguire il suo stesso percorso. In quel primo fascicolo, tra l’altro, confessava: «Dopo qualche anno di studio e molti sacrifici, sono riuscito ad accorciare le distanze dal testo originale ebraico e greco della Bibbia e, a guardarlo in faccia, si ha una sorpresa. A rigor di termini, soprattutto l’Antico Testamento dovrebbe essere intraducibile. Nulla, infatti, può rendere la densità compatta di quel linguaggio, stracarico di risonanze che si danno appuntamento da ogni parte. Eppure è stato tradotto mille volte, nelle lingue più diverse, senza perdere di fascino. Sarà un miracolo laico, ma è un miracolo». In quell’occasione proponeva a don Zega e a me una provocazione: perché non offrite alla platea enorme dei lettori di Famiglia Cristiana (allora il giornale tirava più di un milione di copie settimanali) una mini-grammatica popolare di ebraico e greco biblico a puntate? Con ironia si dichiarava disposto a collaborare con me: «Tu metti la tua conoscenza della materia, io la mia ignoranza, entrambe necessarie per il successo dell’impresa». In realtà, come si diceva, era tutt’altro che ignorante del tema.
A distanza di tanti anni, d’intesa con il nuovo direttore don Antonio Rizzolo, abbiamo raccolto quella sfida, naturalmente su una strada più praticabile per i nostri lettori. Il 30 settembre scorso cadeva il XVI centenario della morte di san Girolamo, il grande traduttore della Bibbia in latino, la lingua del popolo (la Vulgata), e papa Francesco ha celebrato questo evento con la Lettera apostolica Scripturae Sacrae affectus. Noi, a partire dalla prossima settimana, presenteremo una specie di piccolo vocabolario di parole ebraiche che sono come la spina dorsale dei 5.750 termini che compongono l’intero lessico dell’Antico Testamento.
Come scriveva san Girolamo, bisognerà «imparare un nuovo alfabeto e la pronuncia di suoni striduli e aspirati. Quale fatica sia stata per me, quante volte abbia smesso e poi di nuovo ripreso, lo può testimoniare solo la mia coscienza». Eppure quella cinquantina di parole che i lettori coraggiosi impareranno nella loro trascrizione nei nostri caratteri e nelle spiegazioni che le accompagneranno permetteranno di essere più vicini allo stesso Gesù: egli le conosceva bene, le ascoltava e le ripeteva ogni sabato e nelle feste ebraiche in sinagoga o nel tempio di Gerusalemme.