Fede e coronavirus. La Quaresima di quest’anno, davvero inedita, ci coglie in cammino verso il buio del Getsemani, la brutalità del Calvario, ma anche verso la luce che promana dalla Resurrezione dell’alba di Pasqua. “Nell'angoscia ho gridato al Signore; mi ha risposto, il Signore” (Salmo 118). Abbiamo voluto aprire un Diario della speranza e raccogliere le riflessioni di diversi personaggi, dal cardinale al prete di strada, dal monaco al vescovo, che ci accompagnano verso la Pasqua. A ognuno abbiamo posto proposto questa traccia di riflessione: «Cosa suggerisce, basandosi sull’Antico e Nuovo Testamento, sulla scorta del Magistero e della sua esperienza pastorale, ai familiari che hanno perso un loro caro, agli ammalati che stanno combattendo contro il virus, alle persone che hanno una paura profonda e paralizzante per sé, per i propri cari, per l’Italia?».
Il quinto contributo è di don Davide Banzato*
Vorrei rispondere a questa importante domanda partendo proprio dalla parola di Dio: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Romani 8,28). Venerdì 27 marzo papa Francesco l’ha ripetuto al mondo riunendo tutti in preghiera in una piazza solo apparentemente vuota: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai».
Gli striscioni con scritto “andrà tutto bene” servono ad esorcizzare la paura e a sentirsi più vicini… ma personalmente non credo che andrà tutto bene. Credo piuttosto che “tutto può concorrere al bene” e che questo possa avvenire ad una sola condizione: “se amiamo Dio”. Questa “tempesta” e queste “fitte tenebre” ci stanno riportando all’essenziale. Se Dio permette quanto stiamo vivendo, prima di tutto non può essere un caso che capiti proprio durante il tempo della Quaresima, ma soprattutto questo significa che stiamo vivendo un kairòs unico.
Il Papa l’ha spiegato in modo unico ed incisivo: «In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, “ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».
«Nessuno di noi è proprietario, siamo tutti amministratori di ciò che abbiamo»
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L’unica certezza che accomuna tutti, ricchi e poveri, alti e bassi, persone di qualsiasi cultura e credo, è la certezza che la vita per tutti - prima o poi - avrà un termine. Il tempo che abbiamo finirà e ciascuno di noi raccoglierà il frutto di come avremo vissuto il rapporto con il tempo, con i talenti, con le cose, con il creato, con gli altri, con noi stessi e con Dio. Questa è l’unica certezza che ci accomuna tutti. La Dottrina Sociale della Chiesa ha fatto suo un principio che ritroviamo nella Bibbia: nessuno di noi è “proprietario”; siamo tutti “amministratori” di ciò che abbiamo.
In questo concetto mi commuove sempre il pensare a quanto Dio si fidi di ciascuno di noi! Oggi tutti ci siamo resi conto di essere fragili e vulnerabili. Le parole di Gesù risuonano con grande forza: “Non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello” (Mt 5,36). Non siamo in grado di allungare di un secondo la nostra vita… eppure abbiamo vissuto etsi deus non daretur o addirittura come se noi stessi fossimo dio! Ed ora ne stiamo pagando il prezzo. Ora dobbiamo cambiare rotta. Possiamo farlo! La Parola di Dio ci indica la strada precisa: «Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Giovanni 4,18-21).
L’ottica di Dio non è la nostra: il suo punto di vista è l’eternità! Siamo noi che dobbiamo cambiare sguardo rivolgendoci verso il Cielo per ritrovare la speranza e la pace, riuscendo a convertire in preghiera e in amore concreto ogni nostro timore. «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Giovanni 12,24). «A che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?» (Luca 9,25).
*L'autore
Davide Banzato è un sacerdote dell'Associazione internazionale "Nuovi Orizzonti" fondata da Chiara Amirante, dove dal 2000 al 2017 ha seguito l'Area Evangelizzazione, prevenzione e sensibilizzazione e dal 2010 è Assistente Spirituale Generale di Nuovi Orizzonti. Classe 1981, è stato ordinato sacerdote il 23 settembre 2006. Si è laureato in teologia con specializzazione in morale con una tesi sul tema La sequela nel pensiero di Bonhoeffer. Attualmente conduce su Retequattro il programma I viaggi del cuore e cicli di commento al Vangelo nel programma A sua immagine su Raiuno. Dopo esperienze di missione in varie zone d'Italia, in Brasile e in Bosnia Erzegovina, attualmente risiede a Frosinone presso la "Cittadella Cielo", sede centrale di Nuovi Orizzonti, impegnato nell'ambito del disagio giovanile.