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mercoledì 19 febbraio 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

Viaggiare nell’infosfera

Era il lontano 1958 e uno dei primi e più noti studiosi della nuova comunicazione, il canadese Marshall McLuhan divenuto famoso per il motto «Il mezzo è il messaggio », pubblicava un volume intitolato Sposa meccanica. Una delle sue affermazioni era lapidaria: «I modelli di comunicazione oggi non sono più i classici ma le agenzie pubblicitarie». Esse riescono talmente a convincere i destinatari che «la moderna Cappuccetto Rosso non avrebbe nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo».

Apriamo anche noi solo uno squarcio su una delle caratteristiche fondamentali della società contemporanea, quella informatica e digitale, tant’è vero che si è coniato un termine significativo, “infosfera”. Il nostro globo è, infatti, avvolto da un fittissimo reticolo invisibile di quelle che vengono definite appunto “reti”, sulle quali passa una sterminata massa di dati importanti e inutili, vitali e mortali, nobili e osceni, dialoganti e aggressivi. Il messaggio cristiano è di sua natura “incarnato” («il Verbo divenne carne», Giovanni 1,14) e, quindi, non può né astenersi dall’entrare in questi viali di comunicazione né semplicemente deprecarne le deviazioni deviazioni. Giustamente, allora, si è voluto dedicare questo fine settimana al Giubileo del mondo della comunicazione, nella consapevolezza che la Chiesa deve annunciare il suo messaggio non solo attraverso le vie tradizionali ma anche in modo nuovo, adattato alla nuova grammatica comunicativa, come è suggerito incessantemente e praticato dallo stesso papa Francesco. Gli atteggiamenti estremi da evitare sono stati rappresentati incisivamente già nel 1964 da un grande esperto in materia come Umberto Eco, nel titolo stesso di un suo saggio, Apocalittici e integrati.

Non si deve, perciò, piombare nell’isolazionismo e nella sola critica radicale considerando questo orizzonte simile a una apocalisse devastante. Certo, si deve essere sorveglianti davanti agli eccessi della “virtualità” che cancella l’incontro delle persone; sono da denunciare i condizionamenti sottilmente celati nella comunicazione soprattutto pubblicitaria; è necessario non lasciarsi trascinare dalla deriva delle fake news che proliferano su Internet.

È, quindi, pericoloso l’ingenuo nuo adeguamento a questo modello “integrandosi” totalmente in esso, cadendo in contatti freddi e solitari, omologandosi allo stile riduttivo e semplificato nel conoscere la realtà, divenendo acquiescenti alla manipolazione. Evitati questi due scogli estremi, il rigetto e l’adesione acritica, è importante essere presenti nella piazza dei social, come spesso insegna papa Francesco con le sue frasi essenziali e incisive e col ricorso ai simboli e alle immagini: ad esempio, le periferie esistenziali, la Chiesa in uscita, l’ospedale da campo, la guerra mondiale a pezzi, l’odore delle pecore e così via.

Anche Gesù si è sempre esposto al pubblico più diverso ricorrendo alle formule incisive ed essenziali, quelle che gli studiosi chiamano lóghia, “detti”, come «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio», ma adottando anche i racconti visivi, le parabole che dalla concretezza quotidiana salgono in alto: «Il Regno dei cieli è simile a…», e segue il panorama della natura e della quotidianità umana.


23 gennaio 2025

 
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