Con volto deciso verso Gerusalemme
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose:
«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
Luca 9,57-58
Riprendiamo il cammino del Tempo ordinario, fortificati dal percorso quaresimale ed esultanti per la Resurrezione del Salvatore, che abbiamo celebrato lungo 50 giorni fino a Pentecoste, e ancora gustato nelle due solennità che seguono il Tempo pasquale e lo coronano con i due Misteri della Trinità e dell’Eucaristia. La Domenica XIII per annum ci richiama alla determinazione della sequela: siamo chiamati a imitare Gesù che, «quando stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, prese la ferma decisione di andare verso Gerusalemme». Il Maestro ci insegna la radicalità della fede: sa che nella Città Santa darà la vita e percorre con determinazione quella strada, benché dolorosa e costellata da ostilità e rifiuti, conservando l’abbandono al Padre e la misericordia verso i fratelli.
Tutte le letture insistono su questa duplice dimensione: la fede in Dio richiede una generosa e radicale offerta di sé stessi, senza ripensamenti o reticenze, e non è autentica se non si esprime nell’amore verso gli altri e nell’urgenza per la salvezza di ogni fratello. Il Salmo 15 ci fa dichiarare: «Sei tu, Signore, l’unico mio bene»; è la preghiera accorata di un uomo che si affida a Dio e ha sperimentato che Egli non abbandona nella morte, ma indica il sentiero della Vita e assicura gioia piena e dolcezza senza fine. San Paolo ricorda ai Galati che tutta la Legge trova compimento nel precetto dell’amore: non c’è spazio per quanti tendono a «mordersi e divorarsi a vicenda»; al contrario, «mediante l’amore» siamo «al servizio gli uni degli altri»: l’amore è l’espressione più alta della libertà (II lettura). «Ama e fai quel che vuoi», scriveva sant’Agostino: se ami autenticamente, infatti, alla maniera di Dio e non secondo i ristretti orizzonti terreni, nulla farai di contrario al Bene, tutto farai alla Luce dell’Amore che ti guida. Lo farai perché sei discepolo dell’Amato, Colui che ci ha insegnato ad amare il Padre e i fratelli come ha fatto Lui: nel Vangelo di oggi, di fronte all’ostilità dei Samaritani, Gesù rimprovera chi vorrebbe punirli per il loro comportamento.
ELISEO PROFETA Per portare frutto è necessaria una intimità con Dio che ci fa mettere Lui al primo posto. Nella I lettura Eliseo, successore di Elia, offre un esempio di disponibilità a corrispondere subito alla chiamata rivoltagli attraverso l’azione dell’uomo di Dio: il giovane, che sta arando il campo con 12 paia di buoi, sembra esitare quando il profeta gli getta addosso il suo mantello, ma subito dopo uccide due dei suoi buoi e con la legna del giogo accende un fuoco e li cuoce, per darne la carne da mangiare al popolo. Il passo è ricco di simbolismi, Eliseo taglia del tutto con la sua vita di prima: non va neanche a salutare i suoi genitori, sebbene ci abbia inizialmente pensato, rinuncia a quello che ha (i buoi, gli attrezzi da lavoro) e offre quanto possiede per il bene dei fratelli. L’episodio è evocato nel Vangelo, in cui Gesù risponde con durezza a chi, lungo il cammino, gli dice a parole che vuole seguirlo ma poi inframmezza scuse e dilazioni. E noi? Vogliamo veramente andare dietro a Gesù, dirigendoci con decisione verso Gerusalemme, luogo di croce e di gloria?