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domenica 15 settembre 2024
 

XX domenica del Tempo ordinario (anno A) - 20 agosto 2023

Salvati per la fede

 

Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Matteo 15,28

 

Dopo un’importante disputa con farisei e scribi, venuti apposta in Galilea da Gerusalemme per interrogare Gesù sul perché i suoi discepoli non rispettino i riti formali delle tradizioni antiche, e dopo un discorso pubblico alla folla, nel quale il Maestro spiega che il peccato viene dal cuore dell’uomo e non dall’esterno, da quello che mangiamo e tocchiamo o dagli incontri che facciamo (Matteo 15,1-20), Gesù si allontana dal Lago di Tiberiade e si reca a nord, fuori dalla Terra di Israele, nei territori costieri di Tiro e Sidone, in contesto siro-fenicio: sceglie di andare dove abitano soprattutto pagani, considerati, secondo l’orientamento teologico maggioritario, esclusi dalla Promessa fatta ad Abramo e capaci di generare impurità e contaminazione. Ricorre nella liturgia di oggi l’invito a uscire dalla logica del privilegio, dal pensiero di essere giusti e di avere in mano la salvezza, per aprirci, quali figli perdonati e amati, alla capacità di perdonare e amare a nostra volta: scrivendo ai Romani (II lettura), Paolo, «apostolo delle genti», ricorda che «Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per essere misericordioso verso tutti»; il credente sa che ogni uomo ha bisogno di perdono e prega perché il Signore a tutti mostri il suo volto e tutti benedica, «perché si conosca sulla terra la sua via, tra tutte le genti la sua salvezza» e «lo lodino i popoli tutti» (Salmo 66, Responsorio). La consapevolezza che lo straniero non è irrimediabilmente escluso dalla misericordia del Signore percorre tutta la Scrittura, sebbene rimanga minoritaria nelle tradizioni veterotestamentarie; il passo di Isaia 56 (I lettura) esprime proprio questo filone biblico-teologico capitale, di apertura e universalismo delle Promesse, su cui si impernia la rivelazione di Gesù e l’intera tradizione cristiana. Tutti Dio chiama alla Vita ed esorta, indipendentemente da ogni condizione etnica, culturale, sociale, a «osservare il diritto e la giustizia»: «Gli stranieri che hanno aderito al Signore per servirlo» entreranno nel «suo monte santo» e saranno «colmati di Gioia», perché la casa del nostro Dio è «casa di preghiera per tutti i popoli». Il Signore guarda il cuore, non le pratiche vuote, e alla fine della vita tutti saremo giudicati sull’amore (cfr. Matteo 25): solo chi ama ha occhi per riconoscerlo, anche se non ha le tradizioni, la legge, i riti. È il caso della cananea che incontra Gesù nel Vangelo: è una donna, e già questo descrive una condizione svantaggiata, e appartiene all’etnia impura per eccellenza nelle tradizioni bibliche. Eppure, diversamente dai «farisei venuti da Gerusalemme», proprio lei, non ebrea, definisce Gesù «Signore e Figlio di Davide», lo riconosce come Dio, gli chiede di liberare sua figlia dal male, insiste per nutrirsi anche solo delle «briciole» del Pane della Vita e ripete senza stancarsi la sua preghiera, quasi la stessa che era stata di Pietro: «Signore, aiutami». Proprio lei, così inadeguata agli occhi del mondo, Gesù ci addita come modello di grande fede!


17 agosto 2023

 
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