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martedì 08 ottobre 2024
 

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B ) - 14 novembre 2021

Discernere i tempi, costruire il Regno

Allora vedranno il Figlio dell’uomo
venire sulle nubi con grande potenza
e gloria. Egli manderà gli angeli
e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra
fino all’estremità del cielo
.
Marco 13,26-27

I testi biblici proposti per le ultime domeniche dell’anno liturgico riflettono sui tempi della fine e invitano a guardare a ciò che non passa. Il Vangelo di Marco di oggi mette al centro delle profezie escatologiche l’avvento di Cristo nella sua gloria: «Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi, con potenza e gloria grande». Ciò che il mondo attende e vive con sgomento si manifesta, per gli eletti, non già come distruzione e annientamento, ma in termini di pienezza, come preannuncio del secondo avvento del Signore risorto.
Coloro che il Maestro ha scelto per sé, riscattati nel Battesimo e nel sangue dell’Agnello, sono da Lui custoditi come “pupilla dell’occhio”, come dice il Salmo 17,8. Questo è il filo conduttore della Parola di Dio che oggi ci interpella, Parola che insiste sugli ultimi tempi quali tempi di angoscia come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo (Prima Lettura, Daniele 12,1); proprio in questo contesto essa sottolinea come Dio salvi il suo popolo, protegga il suo consacrato (come dichiara il Salmo 15, che si proclama in questa domenica), abbia reso perfetti per sempre coloro che vengono santificati (Seconda Lettura, Ebrei 10,17), riunisca i suoi eletti dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo (cfr. Marco 24,27).
Quanti sono amici di Dio hanno occhi limpidi per riconoscerne l’impronta nella storia, per discernere in profondità quello che vivono, per individuare i segni della speranza e della salvezza oltre le coltri della apparente catastrofe. Essi sanno abbandonarsi con fiducia nella misericordia grande del loro Signore, e sanno farsi messaggeri della misericordia. Per questo la loro eredità è magnifica (Salmo 15): i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Prima Lettura, Daniele 1,3).
 

Un “bene di club”

La sapienza che si riconosce agli eletti è una sapienza del cuore, che discende dall’intimità con il Maestro e sa fermarsi sulla soglia del mistero, affidando a Dio la conoscenza ultima dei tempi e vivendo ogni istante della vita come dono del Padre e momento favorevole per la conversione e la salvezza. Gesù, in diverse situazioni, mette in guardia dal desiderio di conoscere che cosa accadrà in futuro: non è questo l’atteggiamento del credente, perché egli trova la sua pace nella volontà di Dio, sa affidarsi a Lui come un bambino in braccio alla madre (cfr. Salmo 131) e ha fiducia piena e serena nella superiore onniscienza del Signore.
Il Figlio stesso ha questo atteggiamento di docilità e di abbandono: neanche Lui conosce il giorno e l’ora, perché il Padre ha riservato a sé stesso questo pensiero. Nel tempo che viviamo, il tempo della infinita pazienza del Padre e della sua illimitata bontà, mentre osserviamo il dispiegarsi del suo disegno nella storia e scorgiamo i segni della Vita che non muore, come i germogli su un fico (cfr. Marco 13,28), siamo chiamati alla conversione e al pentimento, all’annuncio e all’impegno per la salvezza di tutti: come diceva padre Turoldo, «se Dio ha da venire, che ci trovi sulle impalcature, sempre a costruire».

 

 

 

 


11 novembre 2021

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