Per la prima volta in San Pietro la messa viene drammatizzata da un gruppo di disabili intellettivi per permettere a tutti coloro che hanno qualche handicap di capire il testo del Vangelo. In piazza già dalle prime ore della mattina 50 mila persone che in questi giorni stanno partecipando al Giubileo degli ammalati e delle persone disabili attendono le parole del Papa. Dopo le letture proclamate da persone con diverse disabilità e tradotte nella lingua dei segni, papa Francesco prende la parola. Ricorda il limite, ricorda la fragilità, ricorda una società che ci vorrebbe sempre perfetti. Ricorda la terapia del sorriso.

Parla dell'apostolo Paolo «che usa parole molto forti per esprimere il mistero della vita cristiana: tutto si riassume nel dinamismo pasquale di morte e risurrezione, ricevuto nel Battesimo. Infatti, con l’immersione nell’acqua ognuno è come se fosse morto e sepolto con Cristo, mentre, quando riemerge da essa, manifesta la vita nuova nello Spirito Santo. Questa condizione di rinascita coinvolge l’intera esistenza, in ogni suo aspetto: anche la malattia, la sofferenza e la morte sono inserite in Cristo, e trovano in Lui il loro senso ultimo. Oggi, nella giornata giubilare dedicata a quanti portano i segni della malattia e della disabilità, questa Parola di vita trova nella nostra Assemblea una particolare risonanza», dice Francesco.

Nella Giornata dedicata ai disabili il Papa ricorda che tutti, prima o poi, siamo chiamati «a confrontarci, talvolta a scontrarci, con le fragilità e le malattie nostre e altrui». Malattie e fragilità che ci fanno interrogare sul senso dell'esistenza. Il Papa mette in guardia contro due atteggiamenti: quello cinico «come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze», o quello che confida soltanto nella scienza «pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia».



Francesco chiede di fare i conti con il limite. «Si ritiene», spiega, «che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell’epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio tenere queste persone separate, nascoste, in qualche “recinto” – magari dorato – o nelle “riserve” del pietismo e dell’assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, quale illusione vive l’uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l’accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente “perfette”, per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l’accettazione reciproca e il rispetto».

Ma, come diceva San Paolo: «Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti». E non c'è solo la malattia fisica. Bergoglio  sottolinea che «oggi, una delle patologie più frequenti è anche quella che tocca lo spirito. E’ una sofferenza che coinvolge l’animo e lo rende triste perché privo di amore, la patologia della tristezza. Quando si fa esperienza della delusione o del tradimento nelle relazioni importanti, allora ci si scopre vulnerabili, deboli e senza difese. La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l’occasione della vita: amare nonostante tutto». Lo ripete due volte ribadendo che «la felicità che ognuno desidera può esprimersi in tanti modi e può essere raggiunta solo se siamo capaci di amare». il Papa parla della terapia del sorriso, che dà conforto nella fragilità e insiste sull'amore: «Questa è la strada: è sempre una questione di amore, non c’è un’altra strada. La vera sfida è quella di chi ama di più».