«I Comandamenti non sono delle regole legalistiche o, peggio ancora, moralistiche. Sono dei fili rossi, quasi dei cartelli stradali che Dio ha messo sulla nostra strada per indirizzare le piccole e grandi scelte della nostra vita verso la pienezza». Padre Anselm Grün, monaco benedettino di 74 anni, è noto ormai anche al di fuori del mondo cattolico per i suoi numerosi libri che uniscono spiritualità e psicologia, teologia e scienze umane. Lo incontriamo nell’abbazia di Münsterschwarzach, nell’alta Baviera, dove vive, per chiedergli qualche lume sul senso dei Comandamenti, ma anche, da lui che incontra ogni giorno tantissime persone nelle innumerevoli conferenze che tiene in tutto il mondo, per sapere qualcosa di più su come vede oggi il mondo e la Chiesa. «Se accettati con animo aperto e senza imposizione», continua il monaco, «i Comandamenti aiutano la persona a purificare il cuore dall’invidia e dalle altre passioni insane che lo rendono egoista, autocentrato. Per questo i primi tre sono fondamentali, perché rimettono Dio al suo vero posto, cioè al centro. È lui il Creatore, da lui è partito tutto, solo in lui ritrovo me stesso. Sono così sconfitte le conseguenze del peccato, che aveva posto l’uomo al centro, con le conseguenze che vediamo sia nella nostra vita che in quella delle comunità umane: conflitti, lotte, contrasti di ogni genere…».

Il suo primo libro risale al 1976 e si  intitola Purezza del cuore. Di cosa si tratta?

«La purezza del cuore è proprio il frutto dei Comandamenti. Si tratta di un’espressione usata da un monaco dei primi secoli, san Cassiano, che la intendeva come l’essenza dell’amore. Se sono le passioni, cioè i sensi, ciò che ci permettono di conoscere il mondo, tuttavia non ne dobbiamo essere posseduti. Purezza, allora, è la via della libertà del cuore, che conosce e ama le cose ma che, tuttavia, non ne è posseduto, cioè dominato. La purezza è il frutto di una battaglia interiore che non ha mai fine, è il frutto di un cammino che lascia agire lo Spirito Santo, che sa trasformare le passioni e le cose del mondo, in sé belle, in occasioni per contemplare il Creatore nelle cose create».

Le dimensioni della Pasqua e della liberazione sono richiamate nel Decalogo. Come possono liberare l’uomo dalle leggi?

«Gli Ebrei, che hanno ricevuto i Comandamenti nel deserto dopo aver lasciato la terra di schiavitù, cioè l’Egitto, li vedono come un vero segno della loro liberazione e un “cartello” verso la Terra promessa. Seguire i Comandamenti significa trovare la via di uscita nel labirinto della vita che a volte ci imprigiona in noi stessi, nei nostri egoismi. Occorre, tuttavia, uscire da una visione ristretta, legalistica e normativa che essi hanno poi assunto nella stessa esperienza del popolo di Israele e anche nella nostra spiritualità. I Comandamenti permettono di vivere insieme, liberano l’uomo dagli idoli di sempre che lo rendono schiavo: sesso, denaro, potere».

Quali sono gli idoli che oggi assediano maggiormente i più giovani?

«Uno dei pericoli che vedo oggi è quello dei social media, che rischiano di falsare la realtà, di farla apparire in un certo modo su Facebook, quando invece essa è ben altro. Gli psicologi parlano di “auto-ottimizzazione”, cioè di una specie di “maquillage facile” della propria immagine permessa dai social, che impedisce di affrontare i problemi reali della vita».

A questo proposito, quanto i mass media condizionano oggi la vita delle persone?

«I mezzi di comunicazione, sia quelli tradizionali che i social, hanno una grande influenza sulle persone. Siamo così quotidianamente sommersi da notizie, in modo particolare dopo l’avvento dei social media, che mi pare si corra il rischio di perdere l’orientamento su cosa sia veramente primario e cosa no. Sono molto impressionato, ad esempio, da come i giovani si lascino suggestionare dai modelli che sono loro proposti: successo, denaro, realizzarsi come fine ultimo… La vita è una lotta, tutto va conquistato, occorre impegno per raggiungere i risultati. A volte ho come l’impressione che questi mezzi così potenti rischino paradossalmente di depotenziare i ragazzi, li rendano, cioè, spettatori passivi».

Venendo alla sua esperienza personale, lei ha avuto molti fratelli e sorelle. Questo l’ha aiutata nella sua vita?

«Certamente essere cresciuto con sei tra sorelle e fratelli mi ha molto aiutato e ha facilitato la mia integrazione nella vita monastica, caratterizzata dalla vita in comune con confratelli molto diversi per età, provenienza e cultura. Ho sempre dovuto accudire i miei fratelli più piccoli e gestire, come avviene quando si è in tanti, i conflitti che sorgevano tra di noi. Non ci si poteva certamente nascondere, in famiglia! Lo stesso accade nella vita comunitaria, dove siamo chiamati ad accettarci e ad amarci al di là delle tante differenze che ci contraddistinguono. La mia stessa vocazione è nata nella mia famiglia, caratterizzata da una fede fatta di ferialità. Mio papà, l’unico che si è sposato nella sua famiglia, aveva un fratello monaco benedettino e altre due sorelle monache benedettine. Quindi questo stile di vita era tutto fuorché straordinario a casa mia!».

A proposito, come nasce la sua vocazione?

«Sono entrato in monastero a 19 anni, ma il Signore ha toccato il mio cuore molto prima, cioè a 10 anni, dopo la prima Comunione. Lì mi sono sentito interpellare nel profondo e per la prima volta ebbi il desiderio di diventare sacerdote. Lo confidai a mio papà, che ne fu molto felice. Mi ha sempre affascinato il rapporto tra le scienze naturali e la teologia. Ero animato dal desiderio di conciliare queste due scienze dopo il loro “divorzio” consumato con l’Illuminismo. Dunque, nel 1964, dopo le scuole superiori, sono entrato nel noviziato dei monaci Benedettini qui a Münsterschwarzach. E ci sono rimasto fino a ora».

A cosa ascrive il calo drammatico di vocazioni, almeno qui in Europa?

«Il fatto che oggi nelle famiglie non ci siano più molti bambini è sicuramente un fattore molto importante. Ma appare anche evidente che la fede e la Chiesa non paiono più interessare i giovani».

Lei è padre spirituale, ha fatto l’economo del suo monastero, è conferenziere di successo… Come si è evoluta la sua vita in questi anni?

«Quando ero giovane volevo solo annunciare Cristo e per questo ho approfondito la teologia dogmatica a Roma, specializzandomi sul teologo Karl Rahner. Poi è venuto il 1968, e la crisi che ne è seguita nella Chiesa, con l’uscita di molti seminaristi e preti, ha molto provocato me e i miei compagni rimasti in monastero. Abbiamo capito che serviva muovere un passo in avanti e riscoprire, o meglio, integrare la psicologia con la spiritualità per avvicinarci all’uomo di oggi. Nel corso del tempo ho sempre più capito che le persone vanno aiutate a partire dalla loro situazione, facendosi aiutare anche dalla psicologia. La teologia, la morale e il diritto canonico, da soli, non bastano».

Come vede la Chiesa oggi?

«La Chiesa è in grande crisi. Lo scandalo della pedofilia dei sacerdoti, che ne è un po’ l’immagine, è figlia di una situazione di abuso di potere, che è l’esatto contrario del vero messaggio affidatole da Cristo. Ma, come spesso accade, da un momento di fatica sorgono poi nuove opportunità, occasioni di conversione, come ad esempio poter riscoprire la dimensione spirituale della vita. È un tempo di purificazione, in cui la Chiesa è chiamata a riscoprire le basi della sua fede, della sua Tradizione. La gente oggi più che discorsi moralizzatori ascolta i testimoni, persone coerenti che vivono con gioia quello che predicano».


SPECIALE PER I NOSTRI LETTORI

L’iniziativa: Ricorda i Comandamenti, 10 volumi in allegato

«Sono un dono di Dio agli uomini, uno specchio nel quale vedere riflessi la nostra persona e il nostro stato interiore, oltre che una segnaletica universale per la società civile». Così Anselm Grün definisce i dieci Comandamenti, a cui Credere dedica la collana Ricorda i Comandamenti, curata proprio dal monaco e maestro spirituale tra i più apprezzati al mondo. I volumi sono pensati come cammino personale e comunitario, per riscoprire il valore dei Comandamenti dal punto di vista religioso e civile.I testi si possono acquistare, a partire dal prossimo numero di Credere, in edicola e in parrocchia a soli 2,90 euro in più rispetto al prezzo della rivista. Il primo libro sarà dedicato al primo Comandamento e s’intitolerà Non avrai altri dèi davanti a me. Dio è qui. In ogni volume i lettori potranno trovare il commento di padre Grün al Comandamento e la sua attualizzazione, le indicazioni del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, una spiegazione pensata per i bambini e il testo biblico originale: spunti che rendono la collana uno strumento personale e pastorale allo stesso tempo.

Ecco il piano dell’opera:

1. Non avrai altri dèi davanti a me. Dio è qui (con Credere n. 19, in edicola il 9/5).

2. Non nominare il nome di Dio invano. Io rendo onore (n. 20, 16/5).

3. Ricordati di santificare la festa. Questo giorno è santo (n. 21, 23/5).

4. Onora il padre e la madre. Io rispetto la mia origine (n. 22, 30/5).

5. Non uccidere. Io voglio vivere (n. 23, 6/6).

6. Non commettere adulterio. Io sono fedele (n. 24, 13/6).

7. Non rubare. Mi basta quello che ho (n. 25, 20/6).

8. Non testimoniare il falso. Io sono sereno (n. 26 – 27/6).

9. Non desiderare la donna del tuo prossimo. Il mio amore è puro (n. 27, 4/7).

10. Non desiderare i beni del tuo prossimo. Io sono riconoscente (n. 28, 11/7).