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Per 50 anni ha educato alla fede. E oggi che la sfida della catechesi assume forme nuove anche le parole si devono adattare. La rivista è Catechisti parrocchiali, sussidio con valore aggiunto, perché intreccia teologia, pedagogia e comunicazione. La curano le Figlie di San Paolo, le suore che l'intuizione di don Giacomo Alberione, ha mandato sulla frontiera dell'annuncio e che oggi propongono una tour virtuale sul proprio sito www.paoline.it su 50 anni di storia di come è cambiata in questo tempo la catechesi nelle parrocchie.


Spiega suor Rosaria Attanasio, direttrice della rivista: «Oggi siamo in presenza di analfabeti religiosi. È sparito quel catecumenato sociale per cui almeno le nozioni e i gesti fondamentali erano patrimonio di tutti in Italia». Sono sempre di più i ragazzi che non sanno nemmeno come si fa il segno della croce e la religiosità diffusa e popolare, ancorché solo devozionistica, sta sparendo. Suor Rosaria sottolinea che «senza la comunità è difficile fare catechesi»: «Per anni abbiamo offerto nozioni, che senza parrocchie vive sono sparite». Le parole di papa Francesco sono state, per suor Rosaria, «forti e innovative»: «Ha spiegato che la realtà va accolta come è e che sono i gesti e le parole che fanno incontrare gli interlocutori».
La preoccupazione maggiore è per la comunicazione: «Dovrebbe essere considerata con la stessa dignità della teologia, ma su questo ancora la fatica è molta». Così «la mentalità dei nativi digitali» sfugge: «I catechisti oggi non sono sensibili, non sanno che fare con chi ha chiuso il mondo nei social network. Negli Orientamenti ci sono riferimenti, intuizioni, ma manca ancora una elaborazione organica della nuova sfida digitale alla catechesi».




