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Vilnius, dalla nostra inviata
Eccole le celle 9 e 11 dove il Papa accenderà due candele il 23 settembre quando, dopo aver reso omaggio al Monumento per le vittime del ghetto, entrerà per una visita privata al Museo delle occupazioni e lotte per la libertà. Occupazioni perché l’edificio è il simbolo della dominazione sovietica e dei famigerati interrogatori del Kgb, ma anche delle torture e delle uccisioni della Gestapo nazista. Un luogo dove persero la vita oltre mille persone. Fuori dalla cella 9 è appesa la fotografia identificativa dell’ennesimo arresto, quello del 1983, di monsignor Alfonso Svarinskas. Morto nel 2014, ordinato sacerdote mentre era detenuto in un lager, condannato ai lavori forzati, ma sempre attivo per riportare la libertà nel suo Paese, Svarinkas aveva più volte incontrato Giovanni Paolo II ed era presente alla Messa che proprio Karol Wojtyla celebrò in Lituania nel corso della sua visita di 25 anni fa.
Nella cella che papa Francesco visiterà sono conservati alcuni degli arredi originari della prigione. Prima di arrivare nelle cella numero 9, appena scesi nel seminterrato, fanno impressione le due celle di isolamento della larghezza di sessanta centimetri. Più in là i segni delle torture cui i prigionieri venivano sottoposti prima di essere uccisi. Nella cella numero 11 sono esposte le fotografie e le storie dei tanti cattolici perseguitati per la propria fede. «Questa cella è un tribuno ai numerosi preti che soffrirono sotto il regime sovietico per la loro fede e la loro silenziosa resistenza», si legge nella targa affissa accanto alla porta. Anche dietro le sbarre non smisero di dare supporto agli altri prigionieri e a lavorare per la libertà del Paese. Tra il 1944 e il 1953 furono arrestati 362 sacerdoti . Il vescovo Bonsevicius fu ucciso nella camera delle esecuzioni, dove il Papa sosterà in preghiera, il 18 novembre 1946.



