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Non tutto il male – si dice – vien per nuocere. È il caso delle brutali fake news comparse sui social lo scorso weekend circa la presunta morte di papa Francesco in ospedale a Roma. Hanno provocato tra la gente comune in Papua Nuova Guinea espressioni genuine e profonde di dispiacere e cordoglio. Tanto poi è stato il sollievo nell’apprendere di essere stati felicemente ingannati. Così, una volta che anche la Conferenza episcopale ha raccomandato di attenersi alle comunicazioni ufficiali della Santa Sede e della nunziatura, è tornata la fiducia e con essa la supplica semplice ma sentita per la guarigione del Papa.


Non sono state indette giornate o iniziative particolari di preghiera. La gente qui non ama rumore e pubblicità attorno a eventi di malattia e di morte, vissuti piuttosto nella discrezione della famiglia e della casa. Tutti si fanno vivi in simili circostanze, ma in modo personale e parlando a bassa voce, sussurrando all’orecchio. Dopo che vi è passato a settembre, nelle famiglie e nelle comunità dei fedeli cattolici, soprattutto nella capitale Port Moresby e a Vanimo, Papa Francesco è appunto uno di casa. La preghiera per lui è spontanea mentre rimane in ospedale. L’ho notato mercoledì 19 e 26 febbraio celebrando l’Eucaristia per due gruppi di famiglie nella parrocchia di Mary Queen of the Pacific, in un sobborgo di Port Moresby. E poi la domenica nella chiesa parrocchiale, come praticamente ovunque nelle diocesi della Papua Nuova Guinea. La Messa, il Rosario serale, gli incontri dei gruppi familiari, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali: non manca mai la preghiera spontanea per la guarigione di Francesco.


D’altra parte, qui la gente non se la vuole proprio scordare la visita di settembre. Sul tabellone lungo una delle strade principali del quartiere di Waigani, vicino allo stadio in cui il Papa ha celebrato la Messa domenica 8 settembre e incontrato i giovani il giorno dopo, il grande tabellone con la scritta per la visita del Papa è ancora lì a fine febbraio. A volte vi sovrappongono l’annuncio di un nuovo evento cittadino, ma quando è passato lo rimuovono, e da sotto ricompare la scritta a grandi caratteri: Pope Francis PNG Visit 2024.


C’è il desiderio che Francesco ci sia ancora e mandi un messaggio di speranza il prossimo 16 settembre, a un anno dal viaggio e nel giorno in cui la Papua Nuova Guinea celebrerà il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza pacifica dall’Australia. Sarebbe il sigillo definitivo non solo di una visita, ma della preoccupazione e dell’affetto che il Papa ha voluto mostrare a questo Paese, nonostante la fragilità fisica. E ben sapendo di non avere più altro tempo e un’altra possibilità oltre l’anno 2024.
Articolo da Port Moresby di Padre Giorgio Licini, missionario Pime, segretario generale della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone e Research & Advocacy per Caritas PNG



