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Dio vuole salvare tutti e dunque la salvezza è per tutti, anche per Pilato che ha processato Gesù, e per Giuda, che lo ha tradito. Bergoglio dedica l’udienza generale al rapporto tra misericordia e giustizia e fa l’esempio più chiaro tratto dal racconto evangelico. Poi chiede: “Come conciliare il Dio che le Scritture ci presentano come misericordia infinita ma anche come giustizia perfetta? Come conciliare le due cose, come si articola la realtà della misericordia con le esigenza della giustizia? Potrebbe sembrare che le due si contraddicano, in realtà non è così perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia, ma di quale giustizia si tratta?”.
La sua risposta è la seguente: “Se pensiamo alla amministrazione legale della giustizia vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice e chiede che venga fatta giustizia, si tratta di una giustizia retributiva che infligge una pena al colpevole secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto”. Quindi dopo aver citato un brano dei Proverbi e la parabola di Gesù e la vedova, Francesco ha affermato che “questa strada però non porta ancora alla vera giustizia, perché in realtà non vince il male ma solo lo argina, invece è solo rispondendo al male con il bene che il male può essere veramente vinto”.
Ecco la giustizia intrecciata alla misericordia. Il Papa ha spiegato che questo è il modo giusto per “risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dove l'offeso ama e desidera salvare la relazione che lo lega all'altro, non vuole tagliare quella relazione, quel rapporto”. Certo, ha aggiunto “è un cammino difficile, richiede che chi ha subito il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso, ma solo così la giustizia può trionfare perché se il colpevole riconosce il male fatto ecco che il male non c’è più e che colui che era ingiusto diventa giusto”. Così, ha sottolineato ancora, “Dio agisce nei confronti di noi peccatori, il Signore ci aiuta a accogliere il perdono e prendere coscienza del nostro male per potercene liberare, perché Dio non vuole la condanna di nessuno di nessuno”.
La sua risposta è la seguente: “Se pensiamo alla amministrazione legale della giustizia vediamo che chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice e chiede che venga fatta giustizia, si tratta di una giustizia retributiva che infligge una pena al colpevole secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto”. Quindi dopo aver citato un brano dei Proverbi e la parabola di Gesù e la vedova, Francesco ha affermato che “questa strada però non porta ancora alla vera giustizia, perché in realtà non vince il male ma solo lo argina, invece è solo rispondendo al male con il bene che il male può essere veramente vinto”.
Ecco la giustizia intrecciata alla misericordia. Il Papa ha spiegato che questo è il modo giusto per “risolvere i contrasti all’interno delle famiglie, nelle relazioni tra sposi o tra genitori e figli, dove l'offeso ama e desidera salvare la relazione che lo lega all'altro, non vuole tagliare quella relazione, quel rapporto”. Certo, ha aggiunto “è un cammino difficile, richiede che chi ha subito il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso, ma solo così la giustizia può trionfare perché se il colpevole riconosce il male fatto ecco che il male non c’è più e che colui che era ingiusto diventa giusto”. Così, ha sottolineato ancora, “Dio agisce nei confronti di noi peccatori, il Signore ci aiuta a accogliere il perdono e prendere coscienza del nostro male per potercene liberare, perché Dio non vuole la condanna di nessuno di nessuno”.



