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«Tra il fariseo e la donna peccatrice Gesù si schiera con questa, perché è libero dai pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi», e «pone fine al giudizio impietoso al quale i concittadini, i quali la sfruttavano, la sottoponevano»: «da una parte c'è l'ipocrisia di questi dottori della legge, dall'altra la sincerità e l'umiltà della fede della donna». E' flautato nel tono, ma deciso nella sostanza Jorge Mario Bergoglio. Nel corso della consueta udienza generale del mercoledì, davanti a oltre 27mila persone Francesco ha commentato il brano del fariseo Simone che invita a pranzo Gesù, ma non vuole «compromettersi e coinvolgere la sua vita con il maestro».
«Tutti noi siamo peccatori», ha proseguito il Santo Padre, «ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: “Guarda il tuo peccato…”. Tutti noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra “io” peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà»
Il fariseo cioè «non concepisce che Gesù si lasci "contaminare" dai peccatori. Simone pensa che se Gesù fosse veramente un profeta dovrebbe tenerli lontani come lebbrosi per non esserne macchiato». «Questo - ha osservato il Pontefice - è tipico di un certo modo di intendere la religione, motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongano radicalmente, ma la parola di Dio ci aiuta a distinguere tra peccato e peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori, cioè tutti noi, siamo come malati che vanno curati e il medico bisogna che li avvicini, li tocchi, e naturalmente il malato per essere guarito deve riconoscere di aver bisogno del medico».
Nei saluti in spagnolo, Bergoglio ha poi ribadito «vicinanza e affetto per i fratelli dell'Ecuador, tanto colpiti» dal terremoto. Il Pontefice aveva già espresso vicinanza agli ecuadoriani in modo ufficiale, con un messaggio a poche ore dal terremoto dei giorni scorsi. Rivolgendosi infine ai gruppi ucraini presenti all'udienza generale, a Roma per «la conferenza internazionale nel trentesimo anniversario della tragedia di Chernobyl», papa Francesco ha rinnovato «la preghiera per le vittime di quel disastro: esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori per tutte le iniziative con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni». L'incontro si è chiuso ancora con Kiev e dintorni protagonisti e con un appello: «La popolazione dell'Ucraina soffre da tempo per le conseguenze di un conflitto armato, dimenticato da tanti», ha affermato Bergoglio. «Come sapete, ho invitato la Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti contribuiranno generosamente all’iniziativa, che avrà luogo domenica prossima, 24 aprile».



