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«È il cuore pulsante della Chiesa, non un’Ong». Don Virginio Colmegna, 76 anni, riflette a voce alta con Famiglia Cristiana sulla Caritas italiana che compie 50 anni di vita (l’organismo ecclesiale nacque ufficialmente il 2 luglio 1971 per volere di Paolo VI e della Conferenza episcopale italiana). Il sacerdote lombardo, direttore della Caritas ambrosiana dal 1993 al 2004, traccia un bilancio e indica prospettive per il futuro in un lungo colloquio pubblicato nel numero in edicola, accanto alla dettagliata cronaca dell’incontro della Caritas italiana con papa Francesco e alla presentazione di cinque campagne attive oggi in Italia, dalla casa al cibo, dall’accoglienza e dall’integrazione dei migranti alla lotta contro le povertà, alla faticosa costruzione di un nuovo senso civico.
«L’esperienza vissuta in Caritas», spiega don Colmegna, «è stato un grande dono pastorale. Mi ha permesso di avvertire quanto la pedagogia della carità sia capace di rendere viva l’esperienza del Vangelo. E questo ha arricchito la mia gioia sacerdotale permettendomi di essere testimone della freschezza della Parola». Erano gli anni di Mani pulite… «Abbiamo reso viva l’idea che il cardinale Carlo Maria Martini ci ha consegnato sul rapporto tra carità e giustizia, tra carità e legalità. La carità avvolge la giustizia, la attraversa continuamente. Questo ci ridà il senso di una vita sociale che deve essere segnata profondamente da un anelito di giustizia. Per questo il nostro è un operare che parte sempre dal basso, dai poveri, dalle periferie, dai deboli, per ricostruire giustizia sociale»
Un auspicio, infine. «Auguro alla Caritas di continuare a vivere l’annuncio evangelico, che riguarda la fraternità, la giustizia sociale, la dignità della persona, l’uguaglianza, la pace. La gestione organizzativa non diventi un fine, ma rimanga uno strumento per continuare a essere portatori di fiducia, sapienza, capacità di ristrutturare lo sguardo per ripartire sempre dagli ultimi».



