Per Gianni Bottalico, presidente delle Acli, il bilancio di questi primi tre anni di pontificato è «strabiliante perché è davanti a tutti come papa Francesco stia cambiando la Chiesa. Ha saputo parlare alla Chiesa e al mondo con il suo linguaggio di una semplicità disarmante toccando i temi cruciali della nostra epoca. È un Papa che si fa capire da tutti e trasmette anche con lo stile di sobrietà, che è parte del suo messaggio, la scelta di opzione privilegiata per i poveri. Lo ha ricordato a Firenze nel bellissimo intervento fatto alla Chiesa italiana quando parlò di inclusione sociale dei poveri come via per il nuovo umanesimo in Gesù Cristo. Credo che questa sia la linea sulla quale ci viene chiesto di lavorare, come fermento di dialogo, di incontro, di unità nella ricerca del bene comune. Per le Acli un grande sprone perché in 70 anni di storia abbiamo avuto nella nostra missione il cercare di costruire il bene comune attraverso la presenza sui territori».
Per Bottalico questo Papa è «un uomo dai mille gesti, tutti con una loro efficacia. Rimango colpito da come lui riesca a entrare in piena sintonia con le persone e di come sia in grado di interpretare e rappresentare oggi, nella realtà, la sofferenza, le fatiche della gente di tutti i giorni. Colpisce, poi, che sia un Papa che riesce sempre ad aprire alla speranza facendo capire ai fedeli che bisogna confidare più nel Vangelo che esalta i piccoli, gli umili, che vuole il riscatto degli uomini».
Sul lavoro, il presidente delle Acli aggiunge che Francesco «sa che il lavoro non può essere l’elemento che mortifica i diritti e avvilisce la persona, ma quello che deve esaltare i diritti e promuovere la persona. Sottolineando questo, il Papa rilancia una visione cristiana anche del lavoro e dell’economia. Un messaggio forte nel momento in cui il mondo esce da una crisi mondiale».