«Loro fanno il proprio lavoro e io faccio il mio». Così il Papa ha risposto a una domanda sugli “ultraconservatori della Chiesa”, nell’intervista rilasciata al quotidiano argentino La Nacion. «Io desidero una Chiesa aperta, comprensiva, che accompagni le famiglie ferite», ha affermato: «Loro dicono no a tutto. Io continuo dritto per la mia strada, senza guardare di lato. Non taglio teste. Non mi è mai piaciuto farlo. Lo ribadisco: rifiuto il conflitto. I chiodi si rimuovono facendo pressione verso l’alto. Oppure si lasciano da parte per il riposo, quando arriva l’età del pensionamento».

Con il quotidiano argentino (che l'ha intervistato il 28 giugno, giorno in cui  in Vaticano sono stati festeggiati i 65 dell'ordinazione sacerdotale di Joseph Ratzinger), Jorge Mario Bergoglio ha anche parlato del suo precedessore.  «Benedetto XVI», ha detto Francesco, «è stato un rivoluzionario. La sua generosità è stata impareggiabile. La sua rinuncia, che rese palesi tutti i problemi della Chiesa, non ha avuto nulla a che fare con questioni personali. È stato un atto di governo. Il suo ultimo atto di governo». Riguardo allo stato di salute del Papa emerito, Bergoglio ha puntualizzato: «Ha problemi per muoversi, ma la sua mente e la sua memoria sono intatte, perfette». 

L'Argentina, infine. Nell’intervista rilasciata a La Nacion, il Papa ha affrontato ovviamente anche temi specifici del suo Paese d’origine, ribadendo di non avere «alcun problema con il presidente Macri». «Non mi piacciono i conflitti», ha spiegato: «Macri mi sembra una persona di buona famiglia, una persona nobile». Francesco ha poi ricordato di aver avuto qualche confronto con lui in passato, ma si è trattato di «una sola volta, a Buenos Aires», durante i sei anni in cui Macri è stato a capo del governo della città e Bergoglio ne è stato arcivescovo. «Una sola volta in tanto tempo è una media molto bassa», ha puntualizzato il Papa. Altri problemi, ha aggiunto, «sono stati discussi e risolti in privato e questo accordo di riservatezza è stato rispettato da entrambi. Non ho alcun rimprovero personale da fare al presidente Macri».

Il Papa ha risposto inoltre a una domanda sull’udienza concessa ad Hebe de Bonafini, la leader del ramo più intransigente delle Madri di Plaza de Mayo, che in passato aveva criticato Jorge Mario BergoglioFrancesco accusandolo, falsamente, di aver collaborato con il regime militare. La donna si è poi ricreduta ed ha ammesso pubblicamente di aver sbagliato. L’udienza concessale «è stato un gesto di perdono», ha spiegato Francesco.  «Lei mi ha chiesto perdono ed io non glielo ho negato», perché il perdono «non si nega a nessuno». «È una donna – ha sottolineato – alla quale hanno ucciso due figli. Ed io mi inchino, mi inginocchio davanti a tanta sofferenza. Non importa ciò che ha detto di me. Ed io so che ha detto cose orribili, in passato».