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Non poteva mancare, negli Stati Uniti, l'incontro con le vittime degli abusi sessuali. Papa Francesco, prima dell'incontro con i vescovi e prima di recarsi all'incontro con i detenuti, ha voluto fermarsi con cinque persone - tre donne e due uomini - abusate da minorenni da membri del clero. Bergoglio ne ha parlato ai vescovi intervenuti all'incontro mondiale delle famiglie dicendo di aver provato «dolore e vergogna» per questi crimini - «Dio stesso piange» - e promettendo che «tutti i responsabili saranno puniti». Il Papa, accompagnato dal cardinale Sean Patrick ÒMalley, arcivescovo di Boston e presidente della Commissione istituita dal Papa per la tutela dei minori, dall'arcivescovo di Filadelfia monsignor Charles Chaput e dal vescovo Fitzgerald, responsabile dell'ufficio della diocesi di Filadelfia per la protezione dei minori, ha ascoltato le vittime e si è fermato in preghiera con loro. Ai vescovi, ha poi detto papa Francesco, spetta soprattutto la vigilanza e un rinnovato impegno «perché tutte le vittime siano ascoltate e trattate con giustizia, i colpevoli siano puniti e i crimini di abuso siano combattuti con una efficace opera di prevenzione nella Chiesa e nella società».
«Questi crimini non possono essere mantenuti in segreto», ha poi detto il Papa, aggiungendo: «Prometto che tutti i responsabili renderanno conto». Dopo l'incontro con le vittime, il secondo dopo che già ne aveva ricevuto un gruppo in Vaticano nel luglio 2014, e dopo aver parlato ai vescovi, il Papa si è recato al Curran-Fromhold, il più grande di Filadelfia.
Anche qui lo sguardo è soprattutto sulle ferite. «È penoso riscontrare a volte il generarsi di sistemi penitenziari che non cercano di curare le piaghe, guarire le ferite, generare nuove opportunità», ha detto papa Francesco.
«Questo momento nella vostra vita può avere un unico scopo: tendere la mano per riprendere il cammino, tendere la mano che aiuti al reinserimento sociale», ha proseguito Bergoglio, «un reinserimento di cui tutti facciamo parte, che tutti siamo chiamati a stimolare, accompagnare e realizzare. Un reinserimento cercato e desiderato da tutti: reclusi, famiglie, funzionari, politiche sociali e educative. Un reinserimento che benefica ed eleva il livello morale di tutta la comunità».
Prima di salutarli uno a uno, il Pontefice ha aggiunto: «Gesù ci invita a partecipare alla sua sorte, al suo stile. Ci insegna a guardare il mondo con i suoi occhi. Occhi che non si scandalizzano della polvere della strada, anzi, cerca di pulire e di sanare, cerca di rimediare. Ci invita a lavorare per creare nuove opportunità: per i detenuti, per i loro familiari, per i funzionari; un'opportunità per tutta la società».



