Una comunità intera, stretta attorno al suo pastore: un Vescovo, certo, però anche un uomo capace di gettare ponti ben oltre i confini della comunità ecclesiale. Un uomo di pace e di dialogo. Un testimone del Concilio Vaticano II, di cui era l’ultimo protagonista italiano ancora in vita. I funerali di monsignor Luigi Bettazzi(1923-2023), vescovo emerito di Ivrea (Torino), che il prossimo 26 novembre avrebbe compiuto 100 anni, sono stati la dimostrazione più tangibile e concreta di ciò che la sua intera vita è stata: un dono, un atto d’amore, soprattutto per i più poveri. Il suo esempio ha lasciato un segno in profondità, nel cuore della gente, non solo a Ivrea (la cui diocesi aveva guidato, come pastore, dal 1966 al 1999), tanto che la città ha indetto il lutto cittadino, ma anche in molte altre parti d’Italia, là dove era noto, tra l’altro, per l’impegno con il movimento Pax Christi, di cui era stato presidente nazionale tra il 1968 e il 1975.

La cattedrale di Ivrea gremita (e va detto che tantissimi hanno seguito le esequie da maxischermi collocati in diversi punti della città) testimoniava i tanti mondi che con monsignor Bettazzi hanno costruito amicizia e condivisione. C’erano due cardinali e una ventina di vescovi, ma anche compagni di viaggio come don Luigi Ciotti. C’erano moltissime autorità civili e rappresentanti di quel mondo del lavoro che il vescovo emerito si era impegnato a rendere più umano (sostenendo, quando necessario, anche le giuste rivendicazioni del mondo operaio e arrivando a intraprendere uno scambio epistolare con il segretario del partito comunista Enrico Berlinguer). Impressionante la presenza della gente, che in lui vedeva un testimone del Vangelo, ma anche una presenza vicina, una persona affabile con cui poteva capitare di scambiare due parole, come si farebbe con un amico e, per i più giovani, con un nonno.

All’inizio delle esequie, l’attuale vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, ha letto un messaggio inviato dal Santo Padre, tramite il Segretario di Stato Pietro Parolin, nel quale il presule scomparso è stato definito «grande appassionato del Vangelo nonché uomo di dialogo vicino ai poveri». Toccante anche il messaggio del presidente della Cei, il vescovo Matteo Zuppi, non presente di persona perché impegnato in una missione negli Stati Uniti. In un breve ricordo personale, il vescovo Cerrato ha voluto sottolineare «la bella umanità e il reciproco rispetto che mi ha fatto percepire in monsignor Bettazzi un padre».

 



Le esequie sono state presiedute dal cardinale Arrigo Miglio, che, nel corso dell’omelia, ha ripercorso alcuni tratti di una vita umana e spirituale «della quale siamo chiamati a fare memoria, a “raccogliere i frammenti”, perché nulla vada perso». Il presule ha ricordato le tante esperienze nella diocesi eporediese, dalle celebrazioni più solenni alle Messe raccolte, nelle piccole comunità. E poi l’incontro con il mistico Charles de Foucauld, in Algeria, «il silenzio, da lui cercato e coltivato. Non potrò mai dimenticare le sue ore di preghiera al mattino presto, ma soprattutto il sabato pomeriggio, quando preparava la Parola di Dio per la domenica». Poi, l’amore per la montagna, anche nel suo valore simbolico e spirituale. «Vorrei ricordare la scalata al Cervino, esattamente cinquant’anni fa, ma soprattutto vorrei ricordare le scalate ancora più dure da lui affrontate e oggi consegnate a noi: la scalata di essere testimone del Concilio, quella della pace, quella della giustizia sociale, quella dell’incontro tra le culture e i popoli». «In questo momento» ha concluso il cardinale Miglio «non è difficile vedere una lunga schiera di Santi, Beati, Venerabili e Servi di Dio con cui il vescovo Luigi ha condiviso su questa terra il suo cammino e che ora lo hanno accompagnato nel suo ingresso nella santa Gerusalemme». Tra loro «Giovanni XXIII e Paolo VI e Giovanni Paolo II, che con lui ebbe un incontro commovente e memorabile».

Tra le tante testimonianze di amici e compagni di strada, particolarmente incisiva è stata quella del presidente nazionale di Pax Christi, il vescovo Giovanni Ricchiuti, che ha detto «Vogliamo chiederti perdono. Ora che sei morto qualcuno penserà che tu possa dare meno fastidio di quanto tu ne davi da vivo. Quante volte le tue posizioni contro la guerra e il riarmo sono state criticate o quanto meno ignorate. Siamo ancora qui a denunciare la follia delle spese militari. Tu ti incontri oggi con don Tonino Bello e con tutti i martiri della pace, tu che sapevi sognare e osare la pace».

Terminati i funerali, la salma di monsignor Bettazzi è stata tumulata nella cattedrale di Ivrea.