I vescovi del Mediterraneo torneranno a riunirsi a Firenze, dal 23 al 27 febbraio. E l’ultimo giorno, la città del “sindaco santo” Giorgio La Pira, vedrà la presenza anche del Papa. Dopo l’appuntamento del 2020, tenutosi a Bari poco prima dello scoppio della pandemia, sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”, i vescovi dei Paesi che si affacciano sul grande mare tornano a parlarsi. In contemporanea si ritroveranno anche i sindaci delle città che insistono sul bacino, sull’esempio del convegno che La Pira volle proprio a Firenze nel 1955. Gli uni e gli altri saranno salutati da papa Francesco che ha comunicato al cardinale Gualtiero Bassetti la sua presenza. Il discorso ufficiale è previsto alle 8,30 del 27 febbraio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. È previsto anche un incontro con alcune famiglie di profughi cui seguirà la messa nella basilica di Santa Croce. «Esprimo profonda gratitudine a papa Francesco per questo gesto di attenzione verso l’iniziativa che coinvolge le comunità ecclesiali e civili del Mediterraneo», ha detto il cardinale Bassetti. «Come già avvenuto per il precedente Incontro, vissuto a Bari nel 2020, il Papa non soltanto benedice l’iniziativa, ma vi pone il suo sigillo, assicurando la sua partecipazione nella giornata conclusiva. L’Incontro di Firenze sarà l’occasione per proseguire la riflessione a partire dagli impegni che il Santo Padre ci ha consegnato a Bari: “Ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello. E guardare questo, che è già diventato cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area”». Il presidente della Cei ha sottolineato che «siamo chiamati ad affrontare costituiscono uno stimolo a superare le barriere che segnano il Mediterraneo e a intensificare l’incontro e la comunione fra le Chiese sorelle. Solo tessendo relazioni fraterne è possibile promuovere il processo d’integrazione. Ripartiamo, allora, da Firenze per far sì che le sponde del Mediterraneo tornino a essere simbolo di unità e non di confine».