PHOTO
Bergoglio è molto chiaro e ai consacrati, religiosi e suore, chiudendo l’Anno speciale a loro dedicato, e dice: “Guai all’abitudine nella vita spirituale; guai a cristallizzare i nostri carismi in una dottrina astratta: i carismi dei fondatori non sono da sigillare in bottiglia, non sono pezzi da museo”. Bisogna anzi “compiere scelte profetiche e coraggiose”, proprio sull’esempio dei fondatori che “non hanno avuto paura di sporcarsi le mani con la vita quotidiana e i problemi della gente”. E’ un mandato di poche righe, ma assai impegnativo, consegnato nella Messa nella Basilica vaticana martedì 2 febbraio, dopo le parole severe, dell’udienza del giorno prima. Papa Francesco ha messo da parte il discorso e ha parlato a braccio a volte con il sorriso, ma sempre con parole taglienti. Eccone alcune: “Obbedienza, perché l’anarchia è figlia del demonio”, “Chi chiacchiera contro il suo fratello o sorella è un terrorista!”.
Bergoglio ha spiegato ai religiosi che serve “prossimità”, perché non ci si consacra “per allontanare la gente e avere tutte le comodità”. Bisogna invece anzi “avvicinare” la gente e “capire la vita dei cristiani e dei non cristiani”, le loro “sofferenze”, i loro “problemi”. Poi ha ammonito che diventare consacrati non significa quindi “salire 1, 2 o 3 scalini nella società”. Ha ripetuto ciò che ha più volte detto sulla chiacchiere, che distruggono l’armonia di una comunità religiosa. Sulla crisi delle vocazioni, che c’è, il Papa non ha fatto tante analisi sociologiche e ha chiesto di pregare di più. E poi ha denunciato il pericolo di attaccarsi ai soldi: “Quando una Congregazione vede che non ha figli e nipoti e incomincia a essere più piccola, si attacca ai soldi. E voi sapete che i soldi sono lo sterco del diavolo… Quando non posso avere la grazia di avere vocazioni si pensa che i soldi che salveranno la vita, la vecchiaia…”. A pensare in questo modo ha osservato non c’è speranza: “La speranza è solo nel Signore, i soldi non te la daranno mai. Anzi ti buttano solo giù”. Alla fine del ragionamento il Papa ha avuto un pensiero speciale per le suore: “Cosa sarebbe la Chiesa se non ci fossero le suore?”
Bergoglio ha spiegato ai religiosi che serve “prossimità”, perché non ci si consacra “per allontanare la gente e avere tutte le comodità”. Bisogna invece anzi “avvicinare” la gente e “capire la vita dei cristiani e dei non cristiani”, le loro “sofferenze”, i loro “problemi”. Poi ha ammonito che diventare consacrati non significa quindi “salire 1, 2 o 3 scalini nella società”. Ha ripetuto ciò che ha più volte detto sulla chiacchiere, che distruggono l’armonia di una comunità religiosa. Sulla crisi delle vocazioni, che c’è, il Papa non ha fatto tante analisi sociologiche e ha chiesto di pregare di più. E poi ha denunciato il pericolo di attaccarsi ai soldi: “Quando una Congregazione vede che non ha figli e nipoti e incomincia a essere più piccola, si attacca ai soldi. E voi sapete che i soldi sono lo sterco del diavolo… Quando non posso avere la grazia di avere vocazioni si pensa che i soldi che salveranno la vita, la vecchiaia…”. A pensare in questo modo ha osservato non c’è speranza: “La speranza è solo nel Signore, i soldi non te la daranno mai. Anzi ti buttano solo giù”. Alla fine del ragionamento il Papa ha avuto un pensiero speciale per le suore: “Cosa sarebbe la Chiesa se non ci fossero le suore?”



