«Pensavo di arrivare a questo corso vestito di nero anch'io, però…». È la battuta, ironica e a braccio, pronunciata da Leone XIV, durante l'udienza concessa nell'Aula nuova del Sinodo ai vescovi ordinati nell'ultimo anno. «Forse alcuni di voi ancora state dicendo: come mai sono stato scelto io?», ha detto il Papa come ha scritto il Sir, l'agenzia della Cei. «Io almeno me lo domando», ha aggiunto bonariamente.

Il Pontefice giovedì mattina ha incontrato 192 vescovi provenienti dai cinque continenti a porte chiuse nell'Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, a conclusione di un corso di formazione rivolto proprio a chi assume il ministero episcopale. Si tratta di presuli che sono stati impegnati in questi corsi dal 3 settembre scorso sotto la guida del Dicastero per l'Evangelizzazione e del Dicastero per i Vescovi, guidato proprio da Prevost prima che venisse eletto Papa l’8 maggio scorso in Conclave.

Leone ha richiesto dunque, un servizio dunque umile, di prossimità ed ha citato anche il suo predecessore, papa Francesco: la vicinanza al popolo si realizza «per mezzo delle nostre mani aperte che accarezzano e consolano; delle nostre parole, pronunciate per ungere il mondo di Vangelo e non di noi stessi». Poi ha rimarcato anche che il servizio deve tradursi in uno stile di apostolato, «nelle varie forme della cura e del governo pastorale, nell'anelito dell'annuncio, in modi tanto diversi e creativi a seconda delle situazioni concrete che vi troverete ad affrontare. Il dono che avete ricevuto non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo. Siete stati scelti e chiamati per essere inviati, come apostoli del Signore e come servi della fede. Il vescovo è servo, il Vescovo è chiamato a servire la fede del popolo. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con la nostra identità. Il servizio non è una caratteristica – ha avvertito il Pontefice - o un modo di esercitare il ruolo. Al contrario, a coloro che Gesù chiama come discepoli e annunciatori del Vangelo, in particolare ai Dodici, è richiesta la libertà interiore, la povertà di spirito e la disponibilità al servizio che nasce dall'amore, per incarnare la stessa scelta di Gesù».

A proposito dell'ordinazione del Vescovo, papa Leone ha citato Sant’Agostino: «Per prima cosa chi presiede il popolo deve comprendere che è servo di molti».

Leone ha spiegato che «la crisi della fede e della sua trasmissione, insieme alle fatiche che riguardano l'appartenenza e la pratica ecclesiale, ci invitano a ritrovare la passione e il coraggio per un nuovo annuncio del Vangelo. Nel contempo, diverse persone che sembrano essere lontane dalla fede, spesso tornano a bussare alle porte della Chiesa oppure si aprono a una nuova ricerca di spiritualità, che a volte non trova linguaggi e forme adeguate nelle proposte pastorali consuete». E ha aggiunto: «E non dobbiamo dimenticare le altre sfide, di carattere più culturale e sociale, che ci riguardano tutti e che, in special modo, interessano alcuni territori: il dramma della guerra e della violenza, le sofferenze dei poveri, l'aspirazione di tanti a un mondo più fraterno e solidale, le sfide etiche che ci interpellano sul valore della vita e della libertà, e la lista sarebbe certamente più lunga».


Il Papa ha poi affrontato la questione degli abusi del clero e ha detto che i comportamenti inappropriati da parte del clero «non possono essere messi in un cassetto, vanno affrontati, con senso di misericordia e vera giustizia, verso le vittime e verso gli accusati». Come riferisce la sala Stampa vaticana, al termine del suo discorso ai vescovi il Papa ha passato in rassegna le sfide e delle questioni che questi si trovano ad affrontare al principio di un nuovo ministero, come le paure, il senso di indegnità, le diverse aspettative che ciascuno aveva sulla propria vita prima della chiamata, e indicando come sia necessario restare vicini al Signore, conservare il tempo della preghiera. Papa Leone ha anche sottolineato la necessità di rinnovare il proprio contatto con il mondo per rispondere alle domande su cui si interrogano gli uomini e le donne in questo tempo, sul senso della vita e del male nel mondo: «Non bastano le risposte pronte, apprese 25 anni fa in seminario»-

E ha invitato i nuovi vescovi a non sentirsi impauriti di fronte alla prima difficoltà, pastori vicini alla gente e ai preti, misericordiosi e fermi, anche laddove si tratta di giudicare, capaci di ascolto e dialogo, non solo di fare sermoni. E ha continuato «Siate costruttori di ponti». Li ha esortati a valorizzare il ruolo e l'integrazione dei laici nella vita della Chiesa e a servire la pace «disarmata e disarmante», perché «la pace è una sfida per tutti!». Il Papa ha poi invitato i nuovi vescovi a riconoscere la necessità dell'aiuto altrui, magari affidandosi alla esperienza di un vescovo anziano che possa accompagnare o aiutare, e ha messo in guarda dalla tentazione di formare un proprio gruppo e di chiudervisi. Papa Leone ha ribadito la necessità di costruire ponti, di cercare il dialogo, anche laddove i cristiani sono una minoranza, con autentico rispetto per le persone di altre tradizioni religiose, soprattutto attraverso la testimonianza dell'autentico amore e della misericordia cristiana, perché «da come vi amate vi riconosceranno».

Il Pontefice ha parlato della formazione nei seminari, della responsabilità della formazione iniziale e dell'importanza della dimensione missionaria suggerendo di fare affidamento anche su quei laici autenticamente missionari presenti nei movimenti, che possono essere una speranza per la Chiesa locale.

Davanti alle domande sulle gravi conseguenze delle crisi ambientali, il Papa ha ricordato il decimo anniversario dell'Enciclica Laudato Si’, firmata da papa Francesco, e incoraggiato a promuovere il tema nella pastorale, e ha aggiunto che su questo importante fronte «la Chiesa sarà presente», senza però che a questo si mescolino altre tematiche che sono contrarie all'antropologia cristiana. Nel corso dell’incontro, sono stati toccati i temi dei rapporti tra i diversi organismi nella Chiesa, universale e particolare, del processo di nomina dei vescovi, oggetto di studio di alcuni dei gruppi avviati dal Sinodo, delle tante crisi in atto nel mondo, della necessità di condividerle ed affrontarle insieme, del valore della presenza del vescovo, che sia vicino alla sofferenza. E si è parlato di giovani, particolarmente in Europa, dopo il recente Giubileo, delle loro domande di comunione e di preghiera, e della sete di vita spirituale, che non hanno potuto soddisfare nel mondo virtuale, ma neanche «nelle esperienze tipiche delle nostre parrocchie».

Infine, il Pontefice ha chiesto ai nuovi vescovi cautela nell'uso dei social dove il rischio è che «ognuno si senta autorizzato a dire quello che vuole, anche cose false» e ha aggiunto che «ci sono momenti in cui raggiungere la verità è doloroso», ma necessario. In tal senso è utile lasciarsi aiutare da professionisti nella comunicazione, persone preparate in questo senso, sintetizzando così il suo pensiero a riguardo: «Calma, una buona testa, e l'aiuto di un professionista»