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Non c’è nessuna foto ufficiale dell’incontro. Sulla stampa argentina, e in particolare tra i sostenitori del presidente Mauricio Macri, non è stato dato molto risalto e anzi la reazione è stata quella di un malcelato fastidio. Eppure tra le mura di Santa Marta, al riparo dai flash dei fotografi e da occhi indiscreti, venerdì è avvenuto un incontro importante, nient’affatto scontato e decisamente impensabile fino a pochi anni fa. Papa Francesco ha abbracciato Hebe de Bonafini, 87 anni, fondatrice dell’associazione delle Madri di Plaza de Mayo, le donne che reclamano la verità sui figli desaparecidos durante la dittatura militare in Argentina. Bonafini ha perso due figli e la nuora, dissolti nel nulla come tanti altri oppositori al regime in quegli anni. Nonostante l’età e la salute malferma, Bonafini ha conservato uno spirito combattivo e battagliero. E quando il suo connazionale Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa nel 2013 non ebbe parole tenere nei suoi confronti salvo poi, come dimostra anche quest’incontro, dire di «essersi sbagliata» tout court.
Bonafini accusò dapprima il Papa di «essere rimasto in silenzio quando portavano via i nostri figli» negli anni del regime di Videla. Poi ha rettificato in maniera netta già pochi giorni dopo l’elezione, quando aveva scritto una lettera al Pontefice chiamandolo «don Francesco», ammettendo di non conoscere prima «il suo lavoro pastorale» svolto a Buenos Aires e nella quale poi si rallegrava «infinitamente» per l’impegno di Francesco nella battaglia volta a sradicare la povertà nel mondo e nel dare impulso al rinnovamento in Vaticano. «Oggi», scriveva Bonafini il 21 marzo 2013, «con mia sorpresa, sento molti compagni parlare della sua dedizione e del suo lavoro nelle baraccopoli. Mi rallegro infinitamente venendo a sapere del suo lavoro e nutro la speranza di un cambiamento anche in Vaticano». E aggiungeva: «Si unisca a tutti noi che in questo mondo ingiusto lottiamo perché la povertà abbia fine e l’uguaglianza diventi una realtà, e allora otterremo un mondo di bambini felici e sorridenti», aggiungeva Bonafini leader di una fondazione che nel corso degli anni ha aggiunto alla sua causa iniziale numerosi programmi sociali.
«Dov'era Dio quando rubavano e assassinavano i nostri figli?»
Nel settembre 2015 in una lettera letta durante l’incontro tradizionale delle Madres a Plaza de Mayo aveva scritto: «Continuo a chiedermi dove fosse Dio quando facevano partorire le madri legate, le assassinavano e poi rubavano i loro figli. L’Anno del Giubileo servirà a far sì che quei feroci assassini e i loro complici ottengano l’indulgenza?». Una richiesta arrivata dopo l’indizione da parte di papa Francesco del Giubileo straordinario della misericordia con la decisione di aprire porte sante anche nelle carceri. Bonafini è sempre rimasta molto critica nei confronti della Chiesa cattolica e del ruolo avuto durante la dittatura militare in Argentina. Di Bergoglio si è detto, ma fu anche molto dura nei confronti di Giovanni Paolo II. Bonafini invece è rimasta tuttora invece una fiera oppositrice del presidente Macri accusandolo di essere un «fascista». Anche per questo pochi giorni fa, alla vigilia dell’incontro con il Papa, è stata bollata dal capogabinetto della Casa Rosada, Marcos Pena, come «aggressiva» e «offensiva».
L’incontro col Papa a Santa Marta è stato lungo, molto affettuoso, ha fatto sapere Radio Vaticana. «Ci siamo commossi e ci siamo abbracciati», ha detto la Bonafini che ha parlato al Papa della drammatica situazione dell’Argentina, con la gente che è senza lavoro e lotta per sopravvivere. Francesco, ha raccontato la donna in un incontro con i giornalisti, ha soprattutto ascoltato, con grande attenzione, e ha detto che per il momento non può andare in Argentina.
Bonafini accusò dapprima il Papa di «essere rimasto in silenzio quando portavano via i nostri figli» negli anni del regime di Videla. Poi ha rettificato in maniera netta già pochi giorni dopo l’elezione, quando aveva scritto una lettera al Pontefice chiamandolo «don Francesco», ammettendo di non conoscere prima «il suo lavoro pastorale» svolto a Buenos Aires e nella quale poi si rallegrava «infinitamente» per l’impegno di Francesco nella battaglia volta a sradicare la povertà nel mondo e nel dare impulso al rinnovamento in Vaticano. «Oggi», scriveva Bonafini il 21 marzo 2013, «con mia sorpresa, sento molti compagni parlare della sua dedizione e del suo lavoro nelle baraccopoli. Mi rallegro infinitamente venendo a sapere del suo lavoro e nutro la speranza di un cambiamento anche in Vaticano». E aggiungeva: «Si unisca a tutti noi che in questo mondo ingiusto lottiamo perché la povertà abbia fine e l’uguaglianza diventi una realtà, e allora otterremo un mondo di bambini felici e sorridenti», aggiungeva Bonafini leader di una fondazione che nel corso degli anni ha aggiunto alla sua causa iniziale numerosi programmi sociali.
«Dov'era Dio quando rubavano e assassinavano i nostri figli?»
Nel settembre 2015 in una lettera letta durante l’incontro tradizionale delle Madres a Plaza de Mayo aveva scritto: «Continuo a chiedermi dove fosse Dio quando facevano partorire le madri legate, le assassinavano e poi rubavano i loro figli. L’Anno del Giubileo servirà a far sì che quei feroci assassini e i loro complici ottengano l’indulgenza?». Una richiesta arrivata dopo l’indizione da parte di papa Francesco del Giubileo straordinario della misericordia con la decisione di aprire porte sante anche nelle carceri. Bonafini è sempre rimasta molto critica nei confronti della Chiesa cattolica e del ruolo avuto durante la dittatura militare in Argentina. Di Bergoglio si è detto, ma fu anche molto dura nei confronti di Giovanni Paolo II. Bonafini invece è rimasta tuttora invece una fiera oppositrice del presidente Macri accusandolo di essere un «fascista». Anche per questo pochi giorni fa, alla vigilia dell’incontro con il Papa, è stata bollata dal capogabinetto della Casa Rosada, Marcos Pena, come «aggressiva» e «offensiva».
L’incontro col Papa a Santa Marta è stato lungo, molto affettuoso, ha fatto sapere Radio Vaticana. «Ci siamo commossi e ci siamo abbracciati», ha detto la Bonafini che ha parlato al Papa della drammatica situazione dell’Argentina, con la gente che è senza lavoro e lotta per sopravvivere. Francesco, ha raccontato la donna in un incontro con i giornalisti, ha soprattutto ascoltato, con grande attenzione, e ha detto che per il momento non può andare in Argentina.



