Quando andavi a trovarlo uscivi dal suo piccolo studiolo carico di idee e odore di pipa. Non smetteva quasi mai di fumarla e di tenerla in mano. E intanto parlava del passato e dell’oggi. Dei progetti in cantiere per il futuro. Don Andrea Gallo, morto oggi all’età di 84 anni, era un fiume in piena. Nella comunità di San Benedetto, da lui stesso fondata a Genova, per essere vicino ai più deboli, erano passati tutti: ex brigatisti ed emarginati, intellettuali e poveri, atei e credenti. Il prete dalle mille battaglie, spesso critico nei confronti della stessa Chiesa, ma con quella fede dura che spostava le montagne riusciva a dialogare con tutti. Nonostante la malattia che lo consumava, scavandolo sempre più platealmente, era riuscito quasi fino all’ultimo a stare al passo con i tempi e con i “suoi ragazzi” giovani e adulti. Tentava tutte le strade per farsi compagno di viaggio. Nel suo ultimo twitter, il 20 maggio, aveva scritto “Sogno una #Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna”. Ed è proprio da lì che è arrivata anche la notizia della sua morte: “Ore 17.45 il cuore di Don Andrea Gallo ha cessato di battere, la comunità S.Benedetto e idealmente voi tutti siamo stretti intorno a lui”.
Impegnato per la pace e nel movimento No Dal Molin, contro la costruzione di una nuova base militare a Vicenza, don Gallo non ha mai smesso di battersi contro l'emarginazione dei gay e contro l'omofobia, a favore della cittadinanza agli immigrati, per costruire una società più solidale, giusta e accogliente.


