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GIANCARLO O. Se la Chiesa ormai accetta la teoria dell’evoluzione, come possiamo adattare il racconto del peccato originale a esseri “in evoluzione”?
Non si tratta di adattare il racconto del peccato originale alle ricerche scientiche, ma di pensare il dato di fede, che le narrazioni bibliche ci consegnano, nel nostro contesto. Il peccato originale non è solo il “primo” peccato in senso cronologico, ma quell’atto di disobbedienza al Creatore che instaura nel mondo e nella storia il male morale. Per questo chi nasce è segnato dal peccato, in quanto non nasce né in un contesto assolutamente buono, né in un contesto neutrale o di equidistanza dal bene e dal male, ma si trova nella situazione di compiere più facilmente il male che il bene, senza l’aiuto della grazia. Questo peccato ha comportato una “involuzione”, in quanto a partire da esso sono compromessi i rapporti fra l’uomo e la natura, l’uomo e la donna e in genere fra l’uomo e Dio. Inoltre questo peccato non si trasmette solo di padre in figlio, ma anche orizzontalmente, perché ci appartiene in quanto esseri umani. Tale solidarietà negativa viene ribaltata dalla redenzione che si attua nel mistero pasquale, cui partecipiamo nei sacramenti e cui aderiamo nella fede in Cristo Gesù.
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