Dopo un lungo ritiro nel silenzio e nella preghiera, torna a parlare il cardinale Carlo Caffarra, che proprio un anno fa ha lasciato la guida della diocesi di Bologna al suo successore, il vescovo Matteo Maria Zuppi. Dalle colonne del giornale on line “La nuova bussola quotidiana” Caffarra interviene con estrema durezza contro il recente bando della Regione Emilia Romagna per acquistare da banche del seme estere i gameti necessari per la fecondazione eterologa, pratica che stenta a decollare per la scarsità dei donatori. “I bambini non si comprano e le donne non sono cave di estrazione”, così suona l’appello del cardinale, che invita a “scendere in piazza per fermare il male e rispettare il diritto alla vita e all’educazione libera”.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano on line Caffarra chiarisce di intervenire “non come arcivescovo emerito di Bologna ma come figlio di questa terra, secondo un diritto che mi è dato dall’essere io un emiliano”. Per il teologo è aberrante in sé l’idea di un bando per acquistare le cellule per questo tipo di fecondazione assistita. “Ci rendiamo conto che stiamo trattando cellule riproduttive come un appalto stradale?”, chiede nel suo intervento. “Non siamo in grado di comprendere che stiamo usando denari pubblici per comprare uomini?”.

Il bando della Regione Emilia Romagna fa seguito a una campagna di sensibilizzazione rivolta agli uomini tra i 18 e 40 anni e le donne tra i 20 e 35. In poco più di un anno e mezzo, a fronte di 700 coppie che hanno deciso di ricorrere alla fecondazione eterologa, sono stati eseguiti 84 interventi, tutti concentrati al Sant’Orsola di Bologna e nella struttura di Cattolica. La fecondazione è andata a buon fine in una trentina di casi e sono stati partoriti 12 bambini. Le altre coppie sono in lista d’attesa.

Mancano i donatori, per questo il bando, che si è chiuso il 22 settembre scorso, con cui la Regione si è rivolta alle banche del seme straniere per acquistare i gameti maschili e femminili, con uno stanziamento di oltre 600.000 euro in due anni, 2500 euro di rimborso alla banca fornitrice per ogni confezione di ovociti. Di qui l’indignazione di Caffarra. “Si producono le cose, non i bambini”, continua il suo appello accorato, “e questa invece è una produzione di bambini, ma la logica della produzione deturpa la dignità dell’individuo”.