La pace non si eredita, si costruisce. Non è un bene scontato, ma un cantiere aperto, fragile eppure vitale. È questo il cuore della settima edizione del Forum del Dialogo, che si terrà il 4 ottobre a San Marino con il titolo “Dialogo con i costruttori di pace”. In un tempo segnato da conflitti, guerre “dimenticate” e nuove tensioni, l’iniziativa si presenta come un invito radicale: non limitarsi a parlare di pace, ma metterla in opera, giorno per giorno, nelle relazioni, nelle istituzioni, nella società.

Il Forum è promosso da un Gruppo di Progetto in rappresentanza di alcune associazioni del territorio, ed è cresciuto negli anni fino a diventare un appuntamento di riferimento, capace di intrecciare la voce della Chiesa con quella del mondo accademico, associativo e civile. Non a caso, il responsabile scientifico, Renato D. Di Nubila, docente all’Università di Padova, ricorda che l’idea è nata sulla scia di un appello alla pace espresso da Papa Francesco prima, e oggi da Leone XIV: «Questo Forum è nato su suo stimolo. Una parola diventata impegno, con mesi di lavoro e la mobilitazione di una comunità intera. È bello vedere come ogni anno si muovano insieme istituzioni, associazioni, realtà locali e internazionali. È segno che la pace è davvero un bene comune».

Costruttori, non slogan

Di Nubila mette subito in guardia dal rischio che la parola “pace” venga ridotta a formula retorica: «La pace non è uno slogan, né un vago auspicio. Non basta una trattativa che lascia tutti insoddisfatti: bisogna costruirla nella quotidianità delle relazioni. Per questo abbiamo scelto di parlare di costruttori di pace: persone, comunità, esperienze che dimostrano con la loro vita che la pace si guadagna con la pace stessa».

Il docente cita il cardinale Matteo Zuppi: «L’assenza della pace si combatte con la pace stessa». Una frase che risuona come bussola di senso per un tempo in cui i conflitti si moltiplicano. «Oggi non c’è più solo la guerra tradizionale di eserciti contrapposti: assistiamo a una conflittualità diffusa, che attraversa le comunità e i rapporti sociali. Parlare di pace, allora, significa affrontare la radice dei conflitti e proporre un modo nuovo di abitare il mondo».

Il Forum non evita le questioni più scottanti. «Decine di migliaia di persone scendono in piazza non per una causa politica, ma per una causa umanitaria, come accade oggi per Gaza: questo vale più di mille comizi», osserva Di Nubila. «La pace non appartiene a uno schieramento, ma alla polis, all’interesse comune. È dimensione alta e universale, che riguarda la convivenza e la dignità di tutti».

Alla base c’è una visione personalista: «Noi a Padova siamo personalisti. Ricordo Mounier, che definiva la persona “un assoluto umano”, e Maritain, che vedeva nell’equilibrio tra individualità e socialità la chiave della persona. Su queste basi si può impostare un dialogo che non si lasci intrappolare dalle ideologie di parte».

Il programma dell’edizione 2025 mette insieme voci e storie di grande spessore. Ci saranno Carlo Cefaloni, giornalista e scrittore di Città Nuova; il Nobel per la pace Riccardo Garantini; Marcello Zavatta di Emergency, testimone dell’impegno in Africa e Asia; e realtà associative radicate: le ACLI, con il vicepresidente nazionale Italo Sandrini; la Comunità Papa Giovanni XXIII, con la testimonianza di Stefano Vitali; Carità senza confini, attiva in Africa, India, Romania e Ucraina; e San Marino for the Children, che ha già garantito istruzione a 13.000 bambini in Malawi.

Spazio anche ai giovani innovatori: «Verrà anche presentato un progetto di pastorizzazione e depurazione dell’acqua per villaggi africani», racconta Di Nubila. «La pace passa anche dalla giustizia sociale e dall’accesso ai beni primari. Costruire pace significa anche garantire acqua pulita». Il Forum si aprirà con il saluto del nuovo vescovo, monsignor Domenico Beneventi.



Il valore della testimonianza

La costruzione della pace non è concetto astratto, ma si alimenta di gesti concreti. «È fondamentale la testimonianza di realtà come le ACLI, che vivono quotidianamente accanto alle persone, o la Papa Giovanni, con la forza profetica di don Oreste Benzi», ricorda Di Nubila. «Anche la memoria personale conta: io stesso portavo i miei figli a scuola da don Oreste e ricordo il suo cuore sempre pronto ad ascoltare. Questi semi sono i veri mattoni della pace».

Un altro tratto che distingue il Forum è la volontà di lasciare un’eredità. «Ogni anno cerchiamo di pubblicare atti o materiali, perché il pensiero continui a circolare», spiega Di Nubila. «Viviamo di piccoli sponsor, ma la sfida è far sì che il Forum non resti un evento isolato, ma un processo. La società di oggi soffre di carenza di pensiero: i social diffondono dati volatili, ma non aiutano a riflettere. Noi vogliamo restituire spazio al pensiero, perché senza pensiero non c’è pace».

Il messaggio del Papa

A rafforzare il cammino del Forum è giunto anche il messaggio di Papa Leone, attraverso il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Il Pontefice richiama una verità semplice eppure decisiva: «La storia, l’esperienza, le tante buone pratiche che conosciamo ci hanno fatto comprendere che la pace autentica è quella che prende forma a partire dalla realtà – territori, comunità, istituzioni locali – e in ascolto di essa». Una pace, prosegue, «che non rimuove le differenze né le conflittualità, ma le riconosce, le assume e le attraversa» (Udienza, 30 maggio 2025). È un invito a perseverare nel costruire ponti, anche quando il contesto sembra ostile. «Sua Santità incoraggia a operare per favorire il dialogo con tutti e a diffondere una cultura della pace», conclude Parolin, inviando la benedizione apostolica.

Il Forum del Dialogo non offre ricette semplici, ma intende aprire spazi di pensiero e relazione. «Quando uno torna a casa, nel proprio lavoro e nella propria vita quotidiana, il Forum può lasciare il seme di un contagio buono», auspica Di Nubila. «Un invito a non rassegnarsi, a credere che la pace si costruisce davvero insieme».