Seduti attorno allo stesso tavolo della “Conversazione spirituale tra credenti di diverse religioni in Italia”  organizzata dalla Unedi  (l’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei) Yassine Baradai e Luca Spizzichino rappresentano due voci della comunità musulmana ed ebraica presenti in Italia. Baradai, 38 anni, nato in Marocco e in Italia da quando aveva 7 anni, è il segretario generale di UCOII (Unione delle comunità islamiche d’Italia). Luca Spizzichino, 30 anni, romano, è il presidente di UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia).

Entrambi vivono con sofferenza quello che avviene in Medio Oriente dal 7 ottobre del 2023: il massacro di Hamas in Israele, la risposta militare israeliana, la sofferenza della popolazione a Gaza, lo scontro armato di questi ultimi giorni fra Israele e Iran. In questo contesto sia Baradai che Spizzichino sottolineano l’importanza di un uso corretto delle parole.

“Il dialogo è composto di sentimenti e di parole”, dice Baradai, “e spesso le parole ci dividono, sono male interpretate e creano risentimento. Al di là di quello che sta succedendo a livello internazionale, a volte anche noi nelle nostre famiglie usiamo parole in modo non corretto, dovremmo fare più attenzione e fermarci a riflettere mentre attorno a noi tutto si muove a velocità elevata”.

“Dal 7 ottobre in poi “, dice Spizzichino, “è partita un’ondata di odio antisemita, con un abuso di parole come genocidio ed apartheid rivolte non soltanto verso Israele, ma anche contro le comunità ebraiche, investite dall’odio nelle università, negli spazi pubblici e sui social, un buco nero  in cui viene detto di tutto, senza freni inibitori. La legittima critica al governo israeliano non può trasformarsi in slogan che colpiscono tutti gli ebrei. Le parole hanno un peso e possono diventare armi. Non dimentichiamo che a  Washington, al grido di ‘Free Palestine’ due giovani diplomatici sono stati uccisi”.

Come reagire di fronte alle sofferenze provocate dalla guerra e alle immagini che arrivano da Gaza? “Sono momenti di grande angoscia”, risponde Baradai, “ma questa angoscia va sedata e combattuta con la fede. La fede,  quando non è strumentalizzata,  è una risorsa. La religione spesso è derubata e noi dobbiamo riportare quello che è stato rubato alla sua origine, alla fonte, alle virtù che la religione ci impone di avere anche nei momenti più difficili. Io prego per le vittime e lo faccio ogni giorno, prego che Dio guidi a scelte sagge e giuste chi prende le decisioni politiche”.

“Bisogna  riconoscere”, spiega Spizzichino, “che è una tragedia. Di fronte alle sofferenze non possiamo rimanere indifferenti. Riconosciamo che quello che sta avvenendo a Gaza è un enorme problema umanitario che bisogna risolvere. Ma non bisogna dimenticare le tragedie che ha vissuto lo stato di Israele. Il 7 ottobre del 2023 l’odio è entrato nelle case di famiglie israeliane che probabilmente erano le più vicine alla popolazione palestinese di Gaza. C’è empatia con la sofferenza della popolazione, ma in quanto ebreo italiano non mi si può accusare di complicità con le azioni del governo israeliano”.

Anche Yassine Baradai, che si dice sostenitore dei giusti diritti della popolazione palestinese,  è preoccupato per il clima di ostilità diffuso. “Sono molto preoccupato per i miei cugini ebrei”, spiega, “e mi batto contro l’antisemitismo, come va sempre combattuta l’islamofobia, che purtroppo vedo spesso fomentata da alcuni dibattiti televisivi”.

Spizzichino spera in un futuro di pace. “È tutto in evoluzione”, constata, “si stanno ridisegnando gli equilibri del Medio Oriente. Abbiamo visto, con gli Accordi di Abramo, che la pace fra i paesi arabi del Golfo e del Nordafrica e Israele è possibile. Israele sa tendere la mano per fare la pace, ma ora serve una nuova leadership palestinese sia a Gaza che nei territori . Se emergeranno dei leader illuminati, la pace arriverà”.