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«Le lamentele sono un veleno, un veleno all’anima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti. State attenti con le lamentele. Quando si lamentano in famiglia, si lamentano i coniugi, si lamentano uno dell’altro, i figli del papà o i preti del vescovo o i vescovi di tante altre cose… No, se voi vi ritrovate in lamentela, state attenti, è quasi peccato, perché non lascia crescere il desiderio».
Papa Francesco all’udienza generale continua la catechesi sul discernimento e si sofferma sul desiderio: «Il discernimento è una forma di ricerca, e la ricerca nasce sempre da qualcosa che ci manca ma che in qualche modo conosciamo». Il desiderio, spiega, «è una nostalgia di pienezza che non trova mai pieno esaudimento, ed è il segno della presenza di Dio in noi. La parola italiana viene da un termine latino molto bello, questo è curioso: de-sidus, letteralmente “la mancanza della stella”, desiderio è una mancanza della stella, mancanza del punto di riferimento che orienta il cammino della vita; essa evoca una sofferenza, una carenza, e nello stesso tempo una tensione per raggiungere il bene che manca. Il desiderio allora è la bussola per capire dove mi trovo e dove sto andando, anzi è la bussola per capire se sto fermo o sto andando, una persona che mai desidera è una persona ferma, forse ammalata, quasi morta».
Il Papa arriva in piazza a bordo della “papamobile” scoperta, è entrato in Piazza San Pietro, dove stamane tiene l'udienza generale. All'Arco delle Campane, ha fatto salire cinque bambini, che poi ha portato con sé nel giro nei vari settori dell'ovale berniniano per salutare e benedire le migliaia di pellegrini convenuti dai cinque continenti. Il Pontefice sottolinea che il desiderio è qualcosa di profondo e che resiste di fronte alle difficoltà. Fa l’esempo di un giovane che desidera diventare medico: dovrà impegnarsi e fare delle rinunce, «dovrà mettere dei limiti, dire dei “no”, anzitutto ad altri percorsi di studio, ma anche a possibili svaghi e distrazioni», ma il suo desiderio «gli consente di superare queste difficoltà».
Il Papa fa notare «che Gesù, prima di compiere un miracolo, spesso interroga la persona sul suo desiderio». Al paralitico alla piscina di Betzatà, ad esempio, chiede: «Vuoi guarire?». E si chiede come mai Gesù si comporta così: «In realtà, la risposta del paralitico rivela una serie di resistenze strane alla guarigione, che non riguardano soltanto lui. La domanda di Gesù era un invito a fare chiarezza nel suo cuore, per accogliere un possibile salto di qualità: non pensare più a sé stesso e alla propria vita “da paralitico”, trasportato da altri. Ma l’uomo sul lettuccio non sembra esserne così convinto. Dialogando con il Signore, impariamo a capire che cosa veramente vogliamo dalla nostra vita».
Quel paralitico, aggiunge a braccio il Papa, è l’esempio tipico delle persone che dicono: «Sì, sì, voglio voglio voglio» ma che poi non fanno nulla per realizzare il loro desiderio. «Il voler fare diventa come un’illusione e non si fa il passo per farlo», afferma, e magari ci si comincia a lamentare: «Ma state attenti che le lamentele sono un veleno, un veleno all’anima, un veleno alla vita perché non ti fanno crescere il desiderio di andare avanti. State attenti con le lamentele. Quando si lamentano in famiglia, si lamentano i coniugi, si lamentano uno dell’altro, i figli del papà o i preti del vescovo o i vescovi di tante altre cose… No, se voi vi ritrovate in lamentela, state attenti, è quasi peccato, perché non lascia crescere il desiderio».
«Il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino»
Il Papa guarda al momento storico in cui viviamo e fa notare che se da un lato sembra «favorire la massima libertà di scelta, nello stesso tempo atrofizza il desiderio» riducendolo a qualcosa di momentaneo: «Molte persone soffrono perché non sanno che cosa vogliono dalla propria vita; probabilmente non hanno mai preso contatto con il loro desiderio profondo. Da qui il rischio di trascorrere l’esistenza tra tentativi ed espedienti di vario tipo, senza mai arrivare da nessuna parte, e sciupando opportunità preziose. E così alcuni cambiamenti, pur voluti in teoria, quando si presenta l’occasione non vengono mai attuati, manca il desiderio forte di portare avanti una cosa». Infine, il Papa chiede che cosa risponderemmo oggi a Gesù se chiedesse a noi “Che cosa vuoi che io faccia per te?”: «Forse», risponde, «potremmo finalmente chiedergli di aiutarci a conoscere il desiderio profondo di Lui, che Dio stesso ha messo nel nostro cuore. E forse il Signore ci darà la forza di concretizzarlo», per «renderci partecipi della sua pienezza di vita». Questo infatti, conclude il Papa, è il desiderio di Dio per noi.
Al termine dell’udienza generale, il Papa lancia un appello per la pace in Ucraina: «In questi giorni il mio cuore è sempre rivolto al popolo ucraino, specialmente agli abitanti delle località sulle quali si sono accaniti i bombardamenti», dice, «porto dentro di me il loro dolore, e per intercessione della Santa Madre di Dio lo presento nella preghiera al Signore. Egli sempre ascolta il grido dei poveri che lo invocano. Possa il suo spirito trasformare i cuori di quanti hanno in mano le sorti della guerra, perché cessi la violenza e si possa ricostruire una convivenza pacifica nella giustizia».
Salutando i fedeli francofoni, il Pontefice ha anche detto: «Oggi abbiamo in noi questo desiderio forte di una civiltà di pace, di amore, di riconciliazione e di armonia. Il Signore ci renda partecipi della sua pienezza di vita con le nostre aspirazioni più profonde, per un'umanità più bella e pacifica». Mentre nel saluto ai pellegrini tedeschi, facendo riferimento alla «Beata Vergine Maria di cui domani ricorderemo le apparizioni a Fatima», ha aggiunto: «La sua “luce gentile” ci liberi da ogni male e disperda le tenebre di questo mondo tormentato dalle guerre».
Infine, salutando i fedeli di lingua portoghese e ricordando che «quest'oggi, si celebra la Madonna Aparecida con tanti fratelli e sorelle che si recano in pellegrinaggio al suo Santuario e lì, accanto alla Vergine Madre, pregano il rosario», ha esortato: «Uniamoci a loro e preghiamo per la pace».



