PHOTO


Aveva pensato di scrivere una “Lettera alla città” di Milano ma poi – dopo la visita pastorale che dal 13 gennaio 2022 all’11 giugno 2023 lo ha portato a visitare le 172 parrocchie della città – ha cambiato idea perché, scrive l’arcivescovo Mario Delpini, a Milano, «ci sono molti segni del Regno di Dio che è venuto» e «la comunità cristiana è presenza attiva, apprezzata, generosa». Eppure «preghiamo ancora: “Venga il tuo regno!”. Quante domande, quante povertà, quante tristezze! – riconosce il presule –. Quello che non ho trovato è la pienezza della gioia, l’evidenza della speranza, lo zelo semplice e tenace per annunciare il Vangelo con la parola e la testimonianza a servizio dell’attrattiva di Gesù verso tutti».
Una città dai tanti volti, plurale e molteplice, ricca e povera, realizzata e sconfitta, operosa e disillusa. «Ho pensato», scrive Delpini, «a una “Lettera alla città”. Ma poi mi sono reso conto che la città non è una sola, ha volti molteplici e contiene situazioni diverse, contesti esistenziali che fanno pensare, sperare, soffrire. Ho trovato ispirazione nei primi capitoli del Libro dell’Apocalisse: l’autore scrive alle sette Chiese, riconosce la santità e i peccati, le virtù e i limiti di ogni comunità e a ciascuna raccomanda attenzioni e propone percorsi di conversione».
Sette lettere per Milano è il titolo del messaggio che l’arcivescovo offre alla città tracciando un bilancio della full immersion di incontri e celebrazioni a cui ha partecipato nei 12 Decanati in cui è suddivisa la Chiesa milanese in 140 giorni celebrando ovunque la Messa, partecipando a oltre 100 Consigli pastorali parrocchiali o di Comunità pastorale e incontrando realtà sociali ed ecclesiali del territorio: dalle organizzazioni di volontariato e del Terzo settore ai gruppi di insegnanti nelle scuole di quartiere, dalle rappresentanze dei Municipi al personale degli ospedali, dai comitati dei residenti nelle case popolari agli animatori degli oratori.
Il testo – arricchito dal discorso di Delpini al Consiglio comunale pronunciato il 25 settembre 2023 – ha la data del 4 novembre, festa di San Carlo Borromeo, compatrono di Milano e della Diocesi.
Sette lettere per Milano rappresenta il messaggio che l’Arcivescovo Mario offre alla città al termine della visita pastorale che si è svolta dal 13 gennaio 2022 all’11 giugno 2023: una “maratona” scandita da programmi serrati.
«Scrivo di luci e di ombre, di splendori e di ferite, della sovrabbondanza della grazia e delle sfide da affrontare», spiega Delpini. In ogni lettere si sofferma su un tema: la solitudine della metropoli, la solidarietà che la caratterizza, il pensiero, le persone di varie etnie che la abitano, la ricchezza.
“All’angelo della Chiesa che abita la disperazione, scrivi...” è il titolo della settima e ultima lettera. Lo scenario è quello di una società che ritiene che la vita venga dal nulla e sia destinata al nulla. Gesù è risorto? Noi risorgeremo con lui? Un annuncio «insigificante» e una promessa «inaffidabile. Che cosa farai, allora, Santa Chiesa di Dio? Non devi fare altro che restare fedele alla missione e continuare a testimoniare il Vangelo che hai ricevuto: molta gente non vorrà ricevere la Parola che annunci, ma la tua missione non dipende dalla popolarità o dal consenso, ma dal Signore Gesù che è vivo, presente sempre».
Monsignor Delpini conclude con una benedizione che è «per tutti». Essa, ricorda, «non è una parola magica per una qualche scaramanzia» ma «una dichiarazione di alleanza. Dio è alleato del bene, Dio è alleato per le imprese di bene che danno vita e speranza alla città». E conclude: «Benedici, Signore, questa nostra città, tutto il bene, tutto il male, tutti: quelli che vengono da lontano e quelli che abitano qui da generazioni. Fratelli tutti!». Quindi: «benedici, Signore, le comunità dei tuoi discepoli, le nostre parrocchie, le nostre presenze amiche e vive di un’ammirevole sollecitudine nei quartieri e nei condomini. Benedici i tuoi discepoli perché siano per tutti parola di Vangelo, messaggio di speranza, invito alla comunione. Signore, benedici tutti!».



