«Oggi, Maria, abbiamo bisogno di te come donna per affidarti tutte le donne che hanno sofferto violenza e quelle che ancora ne sono vittime, in questa città, in Italia e in ogni parte del mondo. Tu le conosci ad una ad una, conosci i loro volti. Asciuga, ti preghiamo, le loro lacrime e quelle dei loro cari. E aiuta noi a fare un cammino di educazione e di purificazione, riconoscendo e contrastando la violenza annidata nei nostri cuori e nelle nostre menti e chiedendo a Dio che ce ne liberi».

Papa Francesco arriva in piazza di Spagna, a Roma, per il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata poco prima delle 16 e viene accolto dal cardinale vicario Angelo De Donatis e dal sindaco Roberto Gualtieri. La piazza e le vie adiacenti sono gremite di pellegrini. Ai piedi della colonna dove si erge la statua della Vergine un tappeto di fiori offerti durante la giornata da vari fedeli e gruppi.

Francesco sorride, saluta gli ammalati presenti in prima fila, poi dopo la recita delle litanie si rivolge a Maria chiamandola “Madre” e presentandole le situazioni di crisi che affliggono il mondo: «Abbiamo bisogno di te, Madre» perché «la tua persona, il fatto stesso che tu esisti ci ricorda che il male non ha né la prima né l'ultima parola; che il nostro destino non è la morte ma la vita, non è l'odio ma la fraternità, non è il conflitto ma l'armonia, non è la guerra ma la pace», dice il Pontefice che chiede a Mariaa «misericordia su tutti i popoli oppressi dall'ingiustizia e dalla povertà, provati dalla guerra; guarda al martoriato popolo ucraino, al popolo palestinese e al popolo israeliano, ripiombati nella spirale della violenza».

Francesco alza gli occhi al cielo mentre legge il foglio con la preghiera: «Mostraci ancora, o Madre, la via della conversione, perché non c'è pace senza perdono e non c'è perdono senza pentimento. Il mondo cambia se i cuori cambiano; e ognuno deve dire: a partire dal mio».

Poi affida all’Immacolata le madri affrante a causa di innumerevoli situazioni: «Oggi, Madre santa, portiamo qui, sotto il tuo sguardo, tante madri che, come è successo a te, sono addolorate. Le madri che piangono i figli uccisi dalla guerra e dal terrorismo. Le madri che li vedono partire per viaggi di disperata speranza. E anche le madri che cercano di scioglierli dai lacci delle dipendenze, e quelle che li vegliano in una malattia lunga e dura».



Il Papa prosegue e spiega il significato di questo pellegrinaggio che è anche un forte momento di devozione popolare per tutta la città di Roma: «Vergine Immacolata! Veniamo a te con il cuore diviso tra speranza e angoscia. Abbiamo bisogno di te, Madre nostra! Ma prima di tutto vogliamo ringraziarti, perché in silenzio, come è nel tuo stile, tu vegli su questa città, che oggi ti avvolge di fiori per dirti il suo amore», afferma, «in silenzio, giorno e notte, vegli su di noi: sulle famiglie, con le gioie e le preoccupazioni – tu lo sai bene –; sui luoghi di studio e di lavoro; sulle istituzioni e gli uffici pubblici; sugli ospedali e le case di cura; sulle carceri; su chi vive per strada; sulle parrocchie e tutte le comunità della Chiesa di Roma. Grazie per la tua presenza discreta e costante, che ci dà conforto e speranza».

Il monumento all’Immacolata a Roma è stato inaugurato e benedetto da papa Pio IX l’8 dicembre del 1857, tre anni dopo la proclamazione da parte dello stesso Pontefice del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.

È stato Pio XII, nel giorno dell’8 dicembre, a iniziare a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, Giovanni XXIII, nel 1958, uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna, per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata continuata anche dai papi successivi.

Oggi papa Francesco prima di arrivare in piazza di Spagna si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove ha pregato in silenzio davanti all’Icona della Sales Populi Romani e le ha offerto la Rosa d’oro.

Essa ha radici antiche e simboleggia la benedizione papale. La tradizione di conferirla risale al Medioevo e, nel corso dei secoli, è stata donata a monasteri, santuari, sovrani e personalità di spicco in riconoscimento del loro impegno per la fede e il bene comune.
 Con il dono della Rosa alla Salus, papa Francesco sottolinea l’importanza spirituale e il significato profondo che questa icona detiene nella vita della Chiesa Cattolica, essendo anche il Santuario mariano d’occidente più antico dedicato alla Madre di Dio.


Quella che ha donato il Papa non è l’unica Rosa attribuita alla Salus. La prima fu donata nel 1551 da Papa Giulio III profondamente devoto all’icona mariana custodita in Basilica e ove, sull’altare del Presepe, aveva celebrato la sua prima Messa. Nel 1613 papa Paolo V donò la Rosa d’oro in occasione della traslazione della venerata icona nella nuova cappella appositamente eretta.
 Di entrambe non è rimasta traccia: probabilmente andarono perse con l’invasione napoleonica dello Stato Pontificio nel 1797.

«Il dono della Rosa d’oro è un gesto storico - ha commentato monsignor Rolandas Makrickas, Commissario straordinario della Basilica - che esprime visibilmente il profondo legame di Papa Francesco con la Madre di Dio, che in questo santuario è venerata con il titolo di Salus Populi Romani. Alla Salus chiediamo il dono della pace per il mondo intero».