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Occorre un impegno corale per sconfiggere le dipendenze. È quanto emerge dalla VII Conferenza nazionale che, promossa dalla presidenza del Consiglio dei ministri, affronta il tema in questi giorni. Tutte le istituzioni, le agenzie educative, la Chiesa, le famiglie devono intervenire per frenare un fenomeno che rischia di bruciare le nuove generazioni. «La tragedia delle Dipendenze, la tragedia delle vite distrutte dalla droga, della perversa presenza e opera della criminalità organizzata, richiede un impegno consapevole, articolato, costantemente aggiornato, un impegno costante nella determinazione, richiede anche un impegno corale», ha sottolineato per primo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a portare il suo saluto all’assemblea riunita a Roma. «Vorrei accostare lo slogan di questa conferenza “insieme si può” con le parole che poc’anzi ha usato la presidente del Consiglio: “nessuno si troverà solo su questo fronte”», ha detto il capo dello Stato. «È un impegno di grande importanza perché è un fronte di libertà».
Alle parole di Mattarella si sono unite anche quelle di papa Leone che ha ricordato come «negli ultimi tempi, alle dipendenze come droghe e alcool, che continuano a essere le prevalenti, si sono aggiunte forme nuove perché il crescente utilizzo di internet, computer e smartphone si associa non solo a chiari benefici ma anche a un uso eccessivo che spesso sfocia in dipendenze con conseguenze negative per la salute, che hanno a che vedere con il gioco compulsivo e le scommesse, con la pornografia, la presenza quasi costante sulle piattaforme del mondo digitale».
Questi fenomeni «il più delle volte, sono il sintomo di un disagio mentale o interiore dell’individuo e di un decadimento sociale di valori e di riferimenti positivi, in particolare negli adolescenti e nei giovani», ha aggiunto il Pontefice nel suo messaggio. «Quello della giovinezza è un tempo di prove e di interrogativi, di ricerca di un significato per l’esistenza e di scelte che riguardano il futuro. L’aumento del mercato e del consumo di droghe, il ricorso al guadagno facile mediante le slot machine, l’assuefazione a internet che include anche contenuti dannosi, dimostrano che viviamo in un mondo privo di speranza, dove mancano proposte umane e spirituali vigorose. Di conseguenza molti giovani pensano che tutti i comportamenti si equivalgano, in quanto non riescono a distinguere il bene dal male e non hanno il senso dei limiti morali».
Il Papa allora incoraggia «gli sforzi dei genitori e delle varie agenzie educative, come la scuola, le parrocchie, gli oratori, volti ad ispirare nelle giovani generazioni i valori spirituali e morali, perché si comportino da persone responsabili. Gli adolescenti e i giovani hanno bisogno di formare la coscienza, di sviluppare la vita interiore e di instaurare con i coetanei rapporti positivi e con gli adulti un dialogo costruttivo, per diventare gli artefici liberi e responsabili della propria esistenza. La paura del futuro e dell'impegno nella vita adulta che si osserva fra i giovani li rende particolarmente fragili. Spesso non sono spronati a lottare per un'esistenza retta e bella; hanno la tendenza a ripiegarsi su se stessi».
Leone chiama a un impegno per la prevenzione «che si traduca in un intervento della comunità nel suo insieme. È importante, nell’ambito di una politica di prevenzione del disagio giovanile, incrementare l’autostima delle nuove generazioni, per contrastare il senso di insicurezza e instabilità emotiva favorito sia dalle pressioni sociali, che dalla stessa natura della fase adolescenziale. Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana, la dimensione spirituale dell’esistenza: questa è la strada della prevenzione delle dipendenze».
Infine incoraggia «quanti prendono parte a questo significativo evento a delineare proposte operative volte alla promozione di una cultura della solidarietà e della sussidiarietà; una cultura che si opponga agli egoismi e alle logiche utilitaristiche ed economiche, ma che sia protesa verso l’altro, in ascolto, in un cammino di incontro e di relazione con il prossimo, soprattutto quando è più vulnerabile e fragile».



