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«Mi piacerebbe che, nelle parrocchie dove c’è già un doposcuola, questo venisse potenziato e dove non c’è venisse creato. Penso sia un modo efficace per creare un rapporto di amicizia, fiducia e credibilità con le famiglie e con i giovani». Chi ha imparato a conoscerlo, da quando nel dicembre scorso ha fatto il suo ingresso a Bologna, sa bene che le dichiarazioni del vescovo, monsignor Matteo Zuppi, che così si è espresso in una intervista rilasciata al Resto del Carlino in occasione della partenza del nuovo anno scolastico, vanno ben al di là dell’espressione di un semplice desiderio.
Un doposcuola in ogni parrocchia della sua diocesi, per aiutare le famiglie e far sì che nessun bambino e nessun ragazzo, anche se in condizioni disagiate, si senta abbandonato a se stesso. Si tratta di un progetto molto solido e molto concreto. Non a caso la Curia di Bologna, nei mesi scorsi, ha annunciato di destinare al diritto allo studio ben mezzo milione di euro dei proventi della Faac, la multinazionale dei cancelli automatici, che l’arcidiocesi bolognese ha ereditato. Il vescovo Zuppi, come del resto il suo predecessore, il cardinale Carlo Caffarra, ha deciso di destinare interamente questa eredità a finalità sociali e, tra queste, proprio la scuola sta assumendo un ruolo di rilievo.
Sempre nell’intervista al giornale della sua città infatti "don Matteo" ha confermato che sono già 400 i ragazzi che la Chiesa di Bologna sta sostenendo negli studi con un contributo economico ma che, nei mesi che ci separano dalla fine dell’anno scolastico, questo numero è destinato certamente a crescere perché “stiamo vivendo una situazione di emergenza”. E’ chiaro che la Chiesa non può sostituirsi alle istituzioni, chiarisce il vescovo. Può contribuire però a risolvere alcune questioni anche se non è “la soluzione”. In questa ottica va letto l’appello alle parrocchie per il potenziamento o la creazione di un doposcuola. Esempi di eccellenza del resto in diocesi non mancano e la crescita costante delle adesioni agli oratori di Estate ragazzi la dice lunga sul gradimento delle famiglie. Per non parlare dell’emergenza educativa, che è sotto gli occhi di tutti.
Un doposcuola in ogni parrocchia della sua diocesi, per aiutare le famiglie e far sì che nessun bambino e nessun ragazzo, anche se in condizioni disagiate, si senta abbandonato a se stesso. Si tratta di un progetto molto solido e molto concreto. Non a caso la Curia di Bologna, nei mesi scorsi, ha annunciato di destinare al diritto allo studio ben mezzo milione di euro dei proventi della Faac, la multinazionale dei cancelli automatici, che l’arcidiocesi bolognese ha ereditato. Il vescovo Zuppi, come del resto il suo predecessore, il cardinale Carlo Caffarra, ha deciso di destinare interamente questa eredità a finalità sociali e, tra queste, proprio la scuola sta assumendo un ruolo di rilievo.
Sempre nell’intervista al giornale della sua città infatti "don Matteo" ha confermato che sono già 400 i ragazzi che la Chiesa di Bologna sta sostenendo negli studi con un contributo economico ma che, nei mesi che ci separano dalla fine dell’anno scolastico, questo numero è destinato certamente a crescere perché “stiamo vivendo una situazione di emergenza”. E’ chiaro che la Chiesa non può sostituirsi alle istituzioni, chiarisce il vescovo. Può contribuire però a risolvere alcune questioni anche se non è “la soluzione”. In questa ottica va letto l’appello alle parrocchie per il potenziamento o la creazione di un doposcuola. Esempi di eccellenza del resto in diocesi non mancano e la crescita costante delle adesioni agli oratori di Estate ragazzi la dice lunga sul gradimento delle famiglie. Per non parlare dell’emergenza educativa, che è sotto gli occhi di tutti.



