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«Una pace vera e duratura richiederà tempi lunghi. Adesso bisogna lavorare per la cessazione delle ostilità. Un cessate il fuoco come primo passo verso altre prospettive di carattere politico che però sono tutte da costruire, sono tutte ancora campate in aria. Certamente si sta parlando, si sta lavorando anche su questo, ma è molto difficile individuare percorsi, prospettive finché c’è il conflitto in corso, finché questa situazione non si ferma». Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, parla al margine della lectio magistralis programmata alla Pontificia università lateranense sul tema “Caratteri e criteri di una Pastorale della Pace”. E spiega che «Occorre la liberazione degli ostaggi da un lato, la liberazione di almeno alcuni prigionieri palestinesi dall’altra e poi si vedrà…».
Intanto «non solo la Santa Sede, ma tutte le varie realtà inclusa la Chiesa dovrebbero adoperarsi per creare spazi e contesti di facilitazione. Non è il nostro ruolo entrare nelle mediazioni, soprattutto in realtà così complesse e problematiche, ma creare contesti perché questo possa avvenire». Non ama la parola «ponti», ma sottolinea che «i cristiani palestinesi più che, appunto ponti, possono creare spazi, ambienti dove le varie realtà, organismi, istituzioni, politici e anche religiosi possono ritrovarsi». E su quanto la Chiesa sta facendo presso le autorità israeliane per scongiurare l’intervento a Rafah tagli acorto: «Siamo presenti, ma non è questo il momento di entrare nei particolari».





