Ecco il testo integrale del Messaggio della Cei.

“Guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli; perché io vi dico che i loro angeli in cielo vedono continuamente la faccia del Padre mio.” (Mt 18,10)

Il Vangelo dei piccoli

L’accoglienza affettuosa di Gesù verso i bambini sorprende i suoi contemporanei, discepoli inclusi, abituati a considerarli di poco conto. Eppure, nella Scrittura, il rapporto di Dio con il suo popolo è spesso paragonato a quello di una madre amorevole e di un padre premuroso verso i propri figli. Il loro atteggiamento “riflette il primato dell’amore di Dio, che prende sempre l’iniziativa, perché i figli sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo” (Amoris Laetitia 166).

Lasciarsi amare con semplicità, riconoscersi dipendenti senza imbarazzo, dare importanza alle leggi del cuore e desiderare il bene: sono lezioni che i bambini offrono agli adulti e che Gesù indica come condizione per accogliere la novità del Vangelo.

“In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” (Mt 18,3)

I bambini, dunque, non vanno mai disprezzati o scartati: di loro il Creatore ha particolare cura.

Il primato dei piccoli

A questa visione evangelica dell’infanzia si ispira anche la nostra migliore cultura giuridica, che riconosce il “superiore interesse del minore”: in ogni situazione, i bambini devono essere accolti e protetti, insieme alla loro famiglia, perché possano crescere liberi e felici. Non di rado, infatti, i segni di un’infanzia ferita si riflettono poi negli adulti.

Eppure, ancora oggi, le vite dei bambini vengono piegate agli interessi dei grandi.

Quando prevale l’interesse dei grandi

Pensiamo ai tanti, troppi bambini “vittime collaterali” delle guerre: uccisi, mutilati, resi orfani, privati della casa e della scuola. Ai bambini-soldato, rapiti e usati come “carne da cannone”. Ai bambini “fabbricati” in laboratorio per soddisfare desideri adulti, cui è negato di conoscere i propri genitori biologici.

Ai piccoli cui è negato il diritto di nascere perché non ritenuti perfetti.

Ai bambini coinvolti nelle separazioni dei genitori, usati come strumenti di rivalsa. Alle bambine costrette a matrimoni precoci, ai minori sfruttati nel lavoro o negli abusi. Ai bambini rapiti, venduti o vittime di traffici di organi. A quelli costretti a migrazioni pericolose per sfuggire alla fame o alla guerra. Ai bambini indottrinati da ideologie o abbandonati da genitori distratti.

In tutti questi casi prevale l’interesse dell’adulto — del più forte, del più ricco, del più istruito — che decide della vita altrui, mascherando l’egoismo dietro parole “politicamente corrette” e falsamente altruiste.

La pace comincia dai piccoli

Pace, libertà, democrazia e solidarietà nascono dai bambini. Dove una società smarrisce il senso della generatività, servendosi dei figli invece di servirli e donare loro la vita, si degradano anche le relazioni tra gli adulti.

“Tanti bambini fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro. […] Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?” (Amoris Laetitia 166)

Anche in Italia serve una rinnovata attenzione ai piccoli. Viviamo in una società individualista e poco generativa. Può darsi che i bambini facciano rumore, chiedano attenzioni, limitino la libertà dei grandi — ma accogliere i loro limiti è la misura stessa della capacità di accogliere l’altro. Quando i bambini non sono amati, con loro vengono scartati tutti i fragili della comunità.

Una Chiesa che accoglie

Anche le comunità cristiane devono crescere nella cura dei bambini: non solo prevenendo e sanando ogni forma di abuso, ma diventando vere “case accoglienti” nelle liturgie, nell’educazione e nella vita comunitaria.

“I bambini hanno bisogno di simboli, di gesti, di racconti. […] L’esperienza spirituale non si impone, ma si propone alla loro libertà.” (Amoris Laetitia 288)

Alle parole pronunciate nel Battesimo — “la nostra comunità ti accoglie” — deve seguire una reale dedizione di tempo, risorse e spazi per i piccoli e le loro famiglie.

Conversione del cuore

Nella società e nella Chiesa esistono molte persone e istituzioni che custodiscono i bambini: chi sostiene maternità difficili, chi accoglie, chi educa, chi protegge. A loro va la gratitudine di tutti, perché rendono il mondo migliore non solo per i piccoli, ma per tutti.

Serve però una vera conversione, nel duplice senso di ritorno e cambiamento. Ritorno a una cultura che riscopra il valore della generatività e della gioia di trasmettere la vita. Cambiamento come abbandono dell’indifferenza narcisista che mette al centro solo l’adulto, dimenticando il futuro dei bambini.

Ne nascono sempre meno, e su di loro pesano i debiti, il degrado ambientale, la solitudine e i conflitti generati dagli adulti.

Ascoltare la voce dei bambini

La Giornata per la Vita sia l’occasione per un serio esame di coscienza: guardare il mondo con gli occhi dei piccoli e chiedere — una volta tanto — come vorrebbero che andassero le cose.