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Entusiasti, felici, erano arrivati in Campania per trascorrere qualche giorno all’insegna della serenità e del divertimento. Il sole, il mare, il paesaggio, i colori, i sapori della penisola sorrentina appartengono a tutti. Un sogno che si avverava, il loro. L’idea, poi, di una gita in barca per la gioia soprattutto dei bambini. L’impatto con un veliero sul quale si sta festeggiando un matrimonio è stato drammatico. Nello scontro, Adrienne, la mamma, è morta. In un istante la festa ha lasciato il posto a una tragedia immane. Fine della vacanza, inizio di uno strazio senza fine. Un incidente in mare.
Ma è stato davvero un incidente? A quanto sembra, no. Lo skipper, infatti, un giovane di 30 anni, è stato trovato positivo ai test di droghe e alcol. Il che vuole dire che assolutamente non avrebbe avuto il diritto di mettersi alla guida dell’imbarcazione. Questi cari genitori americani, senza saperlo, avevano affidato l’incolumità, il futuro, le vite della loro famiglia a un giovane irresponsabile. Ma, i controlli? Adesso, per chi resta, tutto si fa buio. Dopo il triste e faticoso ritorno a casa, verrà l’autunno, riapriranno le scuole, la vita riprenderà a scorrere con i suoi ritmi, tante volte assurdi, ma la mamma non ci sarà. Adesso i due figlioli, di otto e dodici anni, dovranno imparare a vivere senza le sue coccole, la sua voce, i suoi consigli, il suo calore. Papà Mike, di certo, potrà fare tanto, ma anche lui deve far fronte a un dolore senza fine per l’ assurda morte della moglie. E ai tanti sensi di colpa per la scelta fatta. I “perché”, hanno già cominciato a martellargli in testa: « Perché non siamo rimasti in albergo? Perché non mi sono accorto che quell’uomo era distratto? Perché… »
Forse, chissà, qualche lieve segnale ci sarà stato. «Era sempre a telefono» ha detto. Evidentemente, si sentiva sicuro di sé, lo skipper. Quel tratto di mare per portare al largo i turisti lo ha fatto tante volte, lo conosceva come le sue tasche. Accade sempre così. Le abitudini quando prendono il sopravvento sulla prudenza, ci rovinano. Pensiamo di essere esperti, di avere in pugno la situazione, di essere padroni di noi stessi. Quante volte sentiamo dire a chi, a tavola, sta alzando troppo il gomito prima della guida: « Stai tranquillo, io l’alcol lo reggo bene. Ubriaco io? Ma no, che dici? Sono esagerati i controlli…» Eccesso di fiducia in se stessi? No, peccato d’irresponsabilità. Dalla capacità o meno di gestire le nostre abitudini, i nostri vizi, dipende la vita e il futuro di tanta gente. Se solo potessimo fermarci e riflettere seriamente ogni qualvolta ci accingiamo a fare una cosa, a dire una parola e chiederci:« Questo mio gesto, questo mio parlare, può nuocere a qualcuno? Ho preso tutte le precauzioni del caso, sto osservando tutte le regole?»
Se la risposta è no, occorre avere il coraggio di fermarsi, chiedere aiuto, fare un passo indietro. In caso contrario, se qualcosa va storto, non si potrà parlare di incidente. Non lo è affatto. Chi in stato di ebbrezza o dopo aver assunto droghe, si mette alla guida di un’ auto, una moto, un monopattino, un motoscafo, sa di non essere in grado di far fronte a eventuali imprevisti. Chi guida nei centri urbani o in autostrada come se fosse su una pista sa di mettere a rischio la vita altrui. Lo sa lui. Lo sappiamo noi. Lo sanno tutti. Inutile, dopo, piagnucolare e fingere meraviglia o rammarico. Le leggi ci tutelano, ma vanno rispettate. Chi non le osserva non è affatto un furbo ma solo un incosciente. Mike e i suoi bambini faranno ritorno a casa senza Adrienne. Erano partiti pieni di gioia, di entusiasmo, di aspettative, rientrano con le lacrime agli occhi . Che peccato, questo dolorosissimo, evitabile sciupìo di vite. Sentiamo il dovere, in quanto italiani e campani, di chiedere loro scusa e di abbracciarli. Certo, “l’incidente” sarebbe potuto capitare dappertutto, di fatto si è consumato nel nostro affascinante mare.



