Gli amici lo chiamavano Quico o Kiko e nei loro racconti non manca mai l’accenno a quel sorriso che contraddistingueva Navarro-Valls, e che lo stesso Giovanni Paolo II gli chiese di non perdere in un momento difficile. «Keep smiling», gli disse al telefono, mentre era in Spagna ai funerali del padre: lo racconta, nella quarta di copertina del volume Joaquín Navarro-Valls, ricordi, scritti, testimonianze, Greg Burke, attuale direttore della Sala stampa vaticana. Il testo, curato da Paolo Arullani ed edito da Ares, è stato pubblicato in occasione del primo anniversario della morte del giornalista e medico spagnolo, classe ’36, che dal 1984 al 2006 è stato portavoce di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Non una biografia sistematica o un’antologia ragionata, quanto il contributo di un amico che, terminata l’esperienza vaticana, coinvolse JoaquÍn Navarro-Valls nell’avventura del Campus Bio-Medico di Roma: nel 2007 come presidente dell’Advisory Board dell’Università e dal 2013, con lo stesso Arullani, nella nascita della Biomedical University Foundation guidandone il Comitato dei garanti. Il libro è diviso in due parti: nella prima si tratteggia la figura del protagonista; nella seconda Navarro-Valls prende direttamente la parola attraverso la pubblicazione finora inedita di alcuni suoi contributi sul valore della persona umana, sulla leadership, sulla comunicazione istituzionale, sul rapporto paziente-persona, sulla missione dell’uomo. Pagine intense dentro cui riaffiora la figura di papa Wojtyla. Nel finale completano il ritratto un breve testo del cardinale Stanislao Dziwisz, già segretario di Giovanni Paolo II e i contributi di Gianni Letta, Beatrice Lorenzin, Sergio Marchionne e Mario Moretti Polegato.

Da un lato i testi svelano alcuni tratti di Navarro-Valls poco conosciuti al grande pubblico: per esempio in una relazione sulla comunicazione racconta della morte del suo amico Karol Wojtyla («Quando la gente credette di vedere luccicare i miei occhi… solamente allora si diffuse la notizia dell’imminente morte di papa Giovanni Paolo II, che ancora non era stata annunziata!»); dall’altro alcune pagine di straordinaria attualità sembrano parlare di problemi legati alla cronaca di queste settimane.



È il caso della relazione sulla leadership: «Non è l’irrazionalità fideistica a mettere in moto il consenso duraturo, ma l’accertata validità personale di chi decide. Questa qualità specifica della vera leadership si chiama fiducia», dice Navarro Valls parlando nel 2009 al Forum The European House-Ambrosetti. «La questione leadership non è una questione di forma o di apparenza, ma di sostanza, o, se si vuole, di valori». Sono sei i valori che secondo Navarro-Valls definiscono l’identikit di un vero leader, essenziali nel suo interagire con la gente: «La consistenza umana; l’integrità; la capacità di comunicare, di saper delegare, di saper esercitare una obiettiva valutazione degli altri; e la disposizione o la capacità per il cambiamento», e, su tutti, «la visione d’insieme della realtà». Pronto a cogliere le lezioni della vita, anche quelle che arrivano nelle battute finali, Navarro-Valls elaborò una riflessione sulla condizione del malato, maturata anche a contatto con papa Giovanni Paolo II, che consegnò alla dottoressa Rossana Alloni.

Tre i concetti base: il primo è «prendere coscienza del rischio di una visione riduttiva del paziente, che è anzitutto una “persona”, di cui l’essere paziente è solo una parte; il secondo, che medici e infermieri curano “la persona malata” e non le malattie che si leggono sui testi (le patologie); il terzo» conclude Alloni, che lo ebbe in cura fino alla fine, «che il malato è il “soggetto” della malattia e non l’oggetto della cura e deve essere il protagonista della sua storia».