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«Ritorno al Vangelo e all’universalità dell’amore di Gesù. Povertà come cifra della prossimità e dello sviluppo umano. Misericordia come esigenza di giustizia. Tutte chiavi che stanno schiudendo clausure mentali e spirituali ben radicate tra i credenti». Questo il pontificato di Francesco secondo Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito.
«La modernità di questo pontificato, la sua continuità nella discontinuità», spiega, «sono una vera sfida per tutte le leadership del nostro tempo, religiose e laiche, spesso in crisi di visione e coerenza. Francesco ha lanciato una vera e propria “crociata d’amore”, che tocca la carne della gente, che attrae anche i non credenti e che sfida tutte le strutture di peccato provocando la loro conversione».
Dal punto di vista simbolico qual è il gesto o l’evento che più l’ha colpita? «Dicile rispondere», dice Martinez. «Penso a due momenti a cui ho personalmente assistito. L’abbraccio con il patriarca Bartolomeo nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ero parte della Delegazione del Patriarcato latino e ho davvero respirato il profumo della risurrezione: Cristo riviveva nella gioia della fraternità! Come gesto ripenso alla Convocazione del Rinnovamento allo Stadio Olimpico di Roma, quando il Pontece ha voluto inginocchiarsi senza che fosse preventivato perché i 54 mila presenti invocassero su di lui lo Spirito Santo: mi è sembrato di rivedere Gesù ai piedi del Battista e della folla». Quanto ai movimenti, Martinez spiega come «Francesco conti molto sul loro aiuto nella diffusione della fede e li stia spingendo a superare staticismi, leaderismi, autoreferenzialità. Quello che chiede anche a tutta la Chiesa».
«La modernità di questo pontificato, la sua continuità nella discontinuità», spiega, «sono una vera sfida per tutte le leadership del nostro tempo, religiose e laiche, spesso in crisi di visione e coerenza. Francesco ha lanciato una vera e propria “crociata d’amore”, che tocca la carne della gente, che attrae anche i non credenti e che sfida tutte le strutture di peccato provocando la loro conversione».
Dal punto di vista simbolico qual è il gesto o l’evento che più l’ha colpita? «Dicile rispondere», dice Martinez. «Penso a due momenti a cui ho personalmente assistito. L’abbraccio con il patriarca Bartolomeo nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ero parte della Delegazione del Patriarcato latino e ho davvero respirato il profumo della risurrezione: Cristo riviveva nella gioia della fraternità! Come gesto ripenso alla Convocazione del Rinnovamento allo Stadio Olimpico di Roma, quando il Pontece ha voluto inginocchiarsi senza che fosse preventivato perché i 54 mila presenti invocassero su di lui lo Spirito Santo: mi è sembrato di rivedere Gesù ai piedi del Battista e della folla». Quanto ai movimenti, Martinez spiega come «Francesco conti molto sul loro aiuto nella diffusione della fede e li stia spingendo a superare staticismi, leaderismi, autoreferenzialità. Quello che chiede anche a tutta la Chiesa».



