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Il Papa gesuita torna a "casa". Nella chiesa del Gesù ritrova il clima della Compagnia celebrando messa in ringraziamento per Pietro Favre, il primo secardote gesuita che lo stesso Francesco ha canonizzato lo scorso 17 dicembre. Ai suoi confratelli il Papa ha ricordato di non perdere la spinta evangelica: «Una fede autentica», ha detto nell'omelia, «implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo. Ecco la domanda che dobbiamo porci: abbiamo anche noi grandi visioni e slancio? Siamo anche noi audaci? Il nostro sogno vola alto? Lo zelo ci divora? Oppure siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre programmazioni apostoliche di laboratorio?». E poi, riprendendo un concetto che gli è caro ha sottolineato: «Ricordiamolo sempre: la forza della Chiesa non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio. E queste acque agitano i nostri desideri e i desideri allargano il cuore. È quello che dice Sant’Agostino: pregare per desiderare e desiderare per allargare il cuore. Proprio nei desideri Favre poteva discernere la voce di Dio. Senza desideri non si va da nessuna parte».
Nel pomeriggio, nel giorno in cui si ricorda la memoria del nome di Gesù, titolo della Compagnia, padre Antonio Spadaro ha poi pubblicato sul sito della Civiltà cattolica il colloquio che lo scorso novembre il Papa ha avuto con l'unione dei superiori generali. In tutto 120 suoeriori ai quali il Papa ha ricordato il dovere di formare il cuore, altrimenti «formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca».
I religiosi hanno il compito di «svegliare il mondo», ha spiegato Papa Francesco. Tra i tanti temi trattati: la complessità della vita, fatta di grazia e di peccato; l’essere profeti nel nostro mondo, la fraternità, la denuncia della “tratta delle novizie” e di atteggiamenti quali ipocrisia e fondamentalismo, l’elogio della grande decisione di Benedetto XVI nell’affrontare i casi di abuso, l’importanza dei carismi, le sfide più urgenti, il rapporto tra i religiosi e i vescovi, la necessità della tenerezza, di sapere «accarezzare i conflitti», e di una scossa capace di svegliare il nostro mondo intorpidito. Il colloquio integrale, in tutto 15 pagine, può essere scaricato dal sito della rivista (www.laciviltacattolica.it).
Nel pomeriggio, nel giorno in cui si ricorda la memoria del nome di Gesù, titolo della Compagnia, padre Antonio Spadaro ha poi pubblicato sul sito della Civiltà cattolica il colloquio che lo scorso novembre il Papa ha avuto con l'unione dei superiori generali. In tutto 120 suoeriori ai quali il Papa ha ricordato il dovere di formare il cuore, altrimenti «formiamo piccoli mostri. E poi questi piccoli mostri formano il popolo di Dio. Questo mi fa venire davvero la pelle d’oca».
I religiosi hanno il compito di «svegliare il mondo», ha spiegato Papa Francesco. Tra i tanti temi trattati: la complessità della vita, fatta di grazia e di peccato; l’essere profeti nel nostro mondo, la fraternità, la denuncia della “tratta delle novizie” e di atteggiamenti quali ipocrisia e fondamentalismo, l’elogio della grande decisione di Benedetto XVI nell’affrontare i casi di abuso, l’importanza dei carismi, le sfide più urgenti, il rapporto tra i religiosi e i vescovi, la necessità della tenerezza, di sapere «accarezzare i conflitti», e di una scossa capace di svegliare il nostro mondo intorpidito. Il colloquio integrale, in tutto 15 pagine, può essere scaricato dal sito della rivista (www.laciviltacattolica.it).



