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Dalla sintesi emerge un coinvolgimento ampio del popolo di Dio e dei «mondi della politica, delle professioni, della scuola e dell’università», di quelli «della sofferenza e della cura» coinvolgendo situazioni di «solitudine e di emarginazione». La Cei non nasconde le perplessità che hanno accompagnato l’avvio della prima fase del Sinodo, ma sottolinea che le Chiese locali hanno poi fatto il possibile per superare «individualismi, scetticismi e steccati, e si sono messe in cammino: è stato costituito un Gruppo di coordinamento nazionale, si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone». In totale 400 referenti diocesani, con le loro équipe, hanno coordinato il lavoro arrivando a compilare 200 sintesi diocesane e 19 di altri gruppi per un totale di 1.500 pagine.
«Non si è semplicemente parlato di sinodalità, ma la si è vissuta», si legge nella sintesi, «facendo i conti anche con le inevitabili fatiche: nel lavoro dell’équipe diocesana – presbiteri, diaconi, laici, religiosi e religiose insieme, giovani e adulti, e con la presenza partecipe del Vescovo –, nell’accompagnamento discreto e sollecito delle parrocchie e delle realtà coinvolte, nella creatività pastorale messa in moto, nella capacità di progettare, verificare, raccogliere, restituire alla comunità» è stata fatta una esperienza «entusiasmante e generativa per chi ha accettato di correre il rischio di impegnarvisi: in molti contesti ha contribuito a rivitalizzare gli organismi di partecipazione ecclesiale, ha aiutato a riscoprire la corresponsabilità che viene dalla dignità battesimale e ha lasciato emergere la possibilità di superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa ‘tutta ministeriale’, che è comunione di carismi e ministeri diversi».
Il documento si snoda in dieci “nuclei”: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo che permettono di individuare alcune priorità. Il documento le definisce “cantieri sinodali”: «quello della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali), quello dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali) e quello delle diaconie e della formazione spirituale». Ogni Chiesa locale potrà adattare liberamente queste priorità alla propria realtà e aggiungerne «un quarto che valorizzi una priorità risultante dal percorso compiuto lungo il primo anno».
SI è scelta l’immagine del cantiere per ricordare, spiega la Sintesi, «la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto e di esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per le successive fasi del Cammino sinodale nazionale».



