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«Sono stato testimone dal 1915 ad oggi della continua ascesa di Maestra Tecla Merlo verso Dio». Citando questa breve frase pronunciata dal beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, il giorno dei funerali della venerabile Tecla Merlo, prima Superiora generale delle Figlie di San Paolo (più conosciute come “Paoline”), il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, nella Messa celebrata il 5 febbraio scorso presso la Basilica Maria Regina degli Apostoli a Roma (anniversario della sua morte, avvenuta appunto il 5 febbraio 1964), ha voluto ricordare la figura eminente di questa “donna del Vangelo”, con i piedi ben piantati per terra ma con lo sguardo sempre rivolto a Dio. Tecla,dopo aver incontrato da ragazza nel 1915 don Alberione ad Alba, ha avviato con poche compagne in mezzo a incredibili difficoltà la Congregazione delle Figlie di San Paolo, che oggi conta oltre 2.200 suore in tutto il mondo.


Parolin, ricordando il loro recente Capitolo generale che le invita ad “andare in uscita” per annunziare la Buona Novella del Regno e il senso della lettura tratta dal secondo libro di Samuele che narra del censimento di Davide, ha ricordato che, come fu per Tecla, anche per noi oggi lo Spirito sposta gli orizzonti dal nostro modo di pensare e vivere, spesso limitato a quello che è visibile, al progetto di Dio, che sempre supera la nostra immaginazione. «La nostra forza non sta nelle opere o in noi stessi, ma solo in Dio», ha affermato nell’omelia. «Occorre confidare solo in Dio e non in noi stessi», ha insistito, riferendosi a quelli del Vangelo di Marco che non credettero ai discorsi di Gesù nella Sinagoga. «Il rischio concreto per i cristiani di oggi», ha concluso, «non esclusi i consacrati, è quello di non credere nell’umiltà con cui Dio si manifesta, ma di rimanere in sistemi di pensiero che si sono creati da soli».



