Una carriera immensa quella di Giuliano Montaldo, che è stato attore, sceneggiatore, regista, sia al cinema, sia in televisione, sia in teatro. Scomparso a 93 anni nella sua casa di Roma, lo ricordiamo nella sua ultima apparizione al cinema, diretto da Francesco Bruni (il regista a cui a Venezia è andato il premio Famiglia Cristiana) in Tutto quello che vuoi, dove recitava nel ruolo di un anziano affetto da alzheimer che fa come assistente un giovane sbandato, che grazie a quel rapporto così inusuale, scopre l’interesse per la cultura, la memoria (l’anziano ricorda la sua partecipazione alla Resistenza), e dà un senso alla sua vita. Ruolo che era in parte autobiografico, poiché anche Giuliano Montaldo da giovanissimo venne rastrellato dai nazifascisti in Liguria e deportato sul fronte al sud. Riuscì a scappare per poi unirsi alla Resistenza nel Gruppo di Azione Patriottica (Gap) della sua città. Per quel ruolo l’allora 89enne Montaldo vinse il premio David di Donatello come miglior attore non protagonista, che si andava ad aggiungere dal David alla carriera del 2007. Il suo esordio nel mondo del cinema avvenne come attore nel 1951 in Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani con Gina Lollobrigida e, sempre di Lizzani, in Cronache di poveri amanti con Marcello Mastroianni, interpretando successivamente nella sua carriera una ventina di film diretti, fra gli altri, da Francesco Maselli (Gli sbandati, La donna del giorno), Elio Petri (L’assassino), Michele Placido (Un eroe borghese), Margarethe von Trotta (Il lungo silenzio), Nanni Moretti (Il caimano), Carlo Verdone (L’abbiamo fatta grossa). Ma è come regista che ha lasciato una grande impronta nel cinema italiano, dirigendo venti film, sedici dei quali con le musiche di Ennio Morricone, il più prolifico sodalizio del musicista con un regista.  Tra i suoi film Gli Intoccabili (1969) con John Cassavetes; Sacco e Vanzetti (1970, con Gian Maria Volonté) che valse a Riccardo Cucciolla il premio per il miglior attore protagonista al festival di Cannes del 1971; Giordano Bruno (1973) ancora con un immenso Gian Maria Volonté e con Charlotte Rampling; L'Agnese Va A Morire (1976) con una superba interpretazione di Ingrid Thulin; Gli Occhiali d'Oro (1987), tratto dal romanzo omonimo di Giorgio Bassani, con Philippe Noiret, Rupert Everett, Stefania Sandrelli e Valeria Golino; fino al suo ultimo film da regista scritto con Andrea Purgatori, L'Industriale (2011) con Pierfrancesco Favino, film vincitore di innumerevoli riconoscimenti fra cui 4 Globi d'oro della stampa estera. Firmò anche la regia di uno dei più popolari kolossal televisivi della Rai, Marco Polo, e fu molto attivo anche nella direzione di opere liriche. Nel 1999, e fino al 2009, fu il primo presidente di Rai Cinema e nel 2016-17 presiedette l'Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello. Nel 2002 fu nominato Cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.