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Antonella Ruggiero ieri, 15 novembre, ha compiuto 70 anni. Ecco un'intervista a Famiglia Cristiana di qualche mese fa.
Una voce inconfondibile, un’estensione unica, canzoni indimenticabili, un percorso di ricerca musicale che l’ha portata a spaziare in diversi generi, dal pop al jazz, al folk, alla musica sacra: tutti i 27 album della carriera di Antonella Ruggiero (per un totale di 372 canzoni) sono ora messi a disposizione del pubblico in streaming e in download, sulle principali piattaforme. Inoltre viene pubblicata, sia nei negozi che nei digital store e sullo shop ufficiale (shop.antonellaruggiero. com), Come l’aria che si rinnova, una collezione di 18 brani scritti da e per Ruggiero tra il 1996 e il 2018, che rivivono in una nuova veste grazie agli arrangiamenti inediti garzie a nuovi mixaggi di Roberto Colombo.
Cosa l’ha spinta a riproporre la sua opera omnia?
«Da due anni era stato tolto tutto dalla Rete e molte persone mi hanno chiesto di poter avere di nuovo accesso alle mie canzoni. Era semplicemente giusto farlo».
Ci racconta quando ha scoperto di avere questo dono?
«Io canto da sempre, per me una cosa del tutto naturale, e da bambina ho sempre ascoltato buona musica. Ricordo quando vivevo a Genova e avevo 8 anni e ho ascoltato con mio nonno in un’antica chiesa l’organo liturgico durante una Messa. Ne rimasi straordinariamente colpita. Solo dopo l’incontro nel 1974 con i Matia Bazar ho iniziato a esibirmi. Insieme a loro ho cantato 14 anni, un’esperienza umana e musicale bellissima che mi ha portato ovunque».
Lei è molto legata alla sua città, tanto da averle dedicato l’album Genova, la Superba..
«A lei mi legano soprattutto i ricordi della mia infanzia e adolescenza. Perché poi ho sempre vissuto altrove, da anni faccio la spola tra Berlino e la Brianza».
Vista la sua grande estensione vocale non ha mai pensato di dedicarsi alla lirica?
«Ho cantato alcune arie, ma non mi ritengo una cantante lirica. Ci vuole una preparazione mostruosa, io canto in modo istintivo. Però ho preso lezioni nel 1982 da una cantante lirica che mi ha insegnato a fare dei vocalizzi prima di esibirmi per scaldare la voce».
Il suo brano And will you love me è stato scritto e arrangiato dal stro Ennio Morricone... «Sono stata a casa sua a Roma, un incontro fugace ma molto intenso. Era un piacevole e gentile signore».
La sua ricerca musicale l’ha portata a interpretare brani di intensa spiritualità. Che idea ha lei di Dio?
«Legata alla natura, che intendo come un laboratorio costante di meraviglia: la natura non ci delude mai, quello è Dio. Poi la mia ricerca mi haportato, sempre attraverso la musica, a scoprire i modi diversi in cui si intende l’assoluto nelle diverse culture, compresa quella dei nativi americani ».
Ha cantato in chiese e cattedrali...
«Ho cantato in luoghi suggestivi che mi hanno lasciato un segno profondo. Come la basilica della Natività a Betlemme, la sinagoga di Berlino, sopravvissuta alla devastazione della Notte dei cristalli, la basilica di Sant’Antonio a Padova, la Santa Casa del Santuario di Loreto. Poi ricordo il Festival di musica sacra a Fez, in Marocco. Ma anche in mezzo alla natura, all’alba idavanti al mare o in alta montagna».
Perché il titolo Come l’aria che si rinnova per il suo album?
«Sono tutte canzoni mie, non cover, ma con arrangiamenti più rarefatti e intimi. È un po’ come quando apri le finestre per arieggiare una stanza, dà un senso di pulizia generale. In questo periodo c’è tanta pesantezza nell’aria e nei cuori, ma forse anche grazie all’età capisco come almeno certi piccoli drammi debbano essere ridimensionati e si deve trovare un po’ di leggerezza».
L’album Empatia, del 2020, lo ha registrato nella basilica di Sant’Antonio di Padova l’8 febbraio di quell’anno, in occasione del Concerto per la Pace. Che cosa può fare la musica per diffondere una cultura di pace?
«È dagli anni Sessanta che la musica si lega a messaggi di pace. L’unica cosa che può fare è aiutare chi ripudia la guerra ad accomunarsi in un unico pensiero, quello della costruzione e non della devastazione. Poi la musica permette a chi l’ascolta di estraniarsi da ciò che c’è fuori, è come se creasse una barriera che sospende tutto il resto nel tempo dell’ascolto».



