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Una foto di Brigitte Bardot da giovane. L'attrice si è spenta all'alba di domenica 28 dicembre all'età di 91 anni
Brigitte Bardot è morta domenica a 91 anni nella sua casa di La Madrague, a Saint-Tropez. Con lei se ne va una delle figure più potenti e controverse dell’immaginario del Novecento: attrice, cantante, simbolo di bellezza libera e irregolare, ma anche donna che ha scelto, a un certo punto, di sottrarsi allo sguardo del mondo per dedicare la propria vita a una causa assoluta, la difesa degli animali.
La notizia della morte è stata diffusa dalla Fondazione che porta il suo nome. Negli ultimi mesi l’ex diva era stata ricoverata due volte in ospedale a Tolone; dopo l’ultimo ricovero aveva invitato tutti, con una delle sue tipiche uscite dirette, «a darsi una calmata». Fino all’ultimo aveva difeso con fermezza il diritto alla riservatezza e a una vecchiaia lontana dai riflettori.
Nata a Parigi nel 1934, Brigitte Bardot esplode giovanissima come simbolo di un nuovo modo di essere donna. Il successo mondiale arriva nel 1956 con E Dio creò la donna di Roger Vadim: il corpo, lo sguardo, la sensualità non addomesticata rompono gli schemi del cinema dell’epoca. Bardot non interpreta solo personaggi: diventa un’immagine, un mito, una proiezione collettiva. Jean-Luc Godard la consacra definitivamente con Il disprezzo (1963), film che segna il punto più alto della sua carriera artistica.


Eppure, nel pieno della fama, sceglie di fermarsi. Nel 1973, a neppure quarant’anni, abbandona definitivamente il cinema. Una decisione che molti giornali dell’epoca definirono incomprensibile, ma che lei motivò come un gesto di sopravvivenza: la celebrità le era diventata insopportabile, quasi una prigione.
Da quel momento in poi, la sua vita prende una direzione radicalmente diversa. Nel 1986 fonda la Fondation Brigitte Bardot, impegnata nella difesa degli animali contro la caccia, la sperimentazione, il maltrattamento. È una battaglia che conduce con passione assoluta, spesso con toni duri e polemici, ma che resta il filo rosso degli ultimi cinquant’anni della sua esistenza. «Ho dato agli animali ciò che non ho saputo dare agli uomini», dirà in più occasioni.
Negli ultimi decenni Bardot ha vissuto sempre più ritirata, tra La Madrague e una seconda casa nei boschi della Provenza, La Garrigue, circondata da animali e lontana dalla mondanità. In una delle sue ultime interviste aveva raccontato una quotidianità semplice: «Vivo in pace, nella natura. Come un’allevatrice, con le mie pecore, le capre, i maiali, i cani e i gatti».
Il suo percorso, però, non è stato privo di ombre. Negli anni si è espressa con posizioni politiche controverse, soprattutto su immigrazione e femminismo, attirandosi critiche e condanne giudiziarie. Dichiarazioni che hanno offuscato, per molti, la figura pubblica dell’attrice e che restano parte di una biografia segnata da scelte radicali e spesso divisive.


Resta il paradosso di Brigitte Bardot: icona della libertà femminile che ha rifiutato di essere portavoce di qualunque movimento; simbolo di bellezza che ha scelto di scomparire; donna fragile e combattiva insieme, incapace di compromessi. Nel bene e nel male, ha vissuto secondo una logica tutta sua, senza mai cercare di piacere a tutti.
Con la sua morte si chiude un capitolo della storia del Novecento. Resta l’immagine di una donna che ha pagato caro il prezzo della celebrità, ma che ha saputo trasformare la propria notorietà in una voce per chi non ne ha come gli animali anche a costo di scendere sul terreno della polemica. Una voce spesso scomoda, a volte eccessiva, ma autentica.


