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Appena entrato nella bellissima mostra della Permanente di Milano che celebra i 70 anni di Tex Willer, Claudio Villa viene subito catturato da un visitatore che gli commissiona un’illustrazione personalizzata di Lilith, la sfortunata moglie del ranger, morta poco tempo dopo aver dato alla luce il piccolo Kit. Colui che dal 1994 ha sostituito il grande Galep nella realizzazione delle copertine degli albi dell’eroe, visita come noi per la prima volta la mostra e non nega l’emozione nel rivedere una foto in bianco e nero del papà di Willer, Gianluigi Bonelli, acconciato come Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco: «Lui era Tex: era uno che tirava di boxe, un uomo d’azione, impulsivo e generoso». E che tenerezza nel rivedere suo figlio Sergio, in compagnia della madre Tea Bertasi, amministratrice delle piccole edizioni Audace che il 30 settembre 1948 fece uscire il primo fascicolo a strisce. Appena nove anni dopo nascerà la Sergio Bonelli editore, di cui le avventure di Tex restano tuttora il prodotto di punta, esportate in 42 Paesi, dal Messico allo Sri Lanka.
Un successo di famiglia, dunque, frutto di un mix tra fiuto imprenditoriale e genio artigianale. Come si può vedere in un’altra foto in mostra che ritrae Aurelio Galeppini al lavoro: sul muro, teneva appesa una minacciosa serie di fucili e pistole. «In realtà erano dei modellini di plastica che si faceva spedire dal Giappone», rivela Villa. «Allora non c’era Internet e per disegnare nel modo più fedele possibile le armi del selvaggio West prendeva spunto dai manifesti dei film e da quei modellini. I magnifici scenari che facevano da sfondo alle avventure erano invece ispirati alle montagne delle Dolomiti dove Galep andava in vacanza». Del resto, lo stesso Bonelli visitò il Texas e l’Arizona solo in età avanzata, restandone in parte deluso: i paesaggi che Galep inventava erano molto più affascinanti.
Anche il lessico di Tex è entrato nell’immaginario proprio perché, come dice Villa, «se fosse usato nella realtà sarebbe ridicolo, mentre nel mondo magico dei fumetti funziona alla grande ». Come si fa a non amare un ranger che intima a un bandito, o meglio, gaglioffo: «Una sola mossa e ti spedisco a guardare l’erba dalla parte delle radici»?
Tra le chicche della mostra, una teca dedicata ai giocattoli legati alla serie, una sezione sulla censura (in molte chiese negli anni '50 veniva affisso un elenco con i fumetti da “leggere”, da “leggere con cautela” e da “escludere”: Tex era inserito in quest’ultima categoria, in compagnia di Tarzan, Zorro e Gianni e Pinotto…), e una sulle riviste che si sono occupate di lui (compresa una copertina di Polizia moderna).
«Qualche anno fa persino l’Osservatore Romano ha dedicato un servizio a Tex, come modello di marito devoto perché, da vedovo, non ha mai tradito la sua Lilith», rivela Villa. Più precisamente, il quotidiano della Santa Sede lo esaltò come «esempio di rettitudine morale, di fedeltà coniugale e di amore paterno. Tex è portatore di comportamenti dettati da valori non negoziabili». Un bel risultato per chi è abituato a sentirsi chiamare dall’amico Kit Carson “Tizzone d’inferno”.
(Immagine in alto per concessione Ansa)



