Sesto Quatrini, romano, quarantenne, ha diretto opere e concerti in varie città del mondo, ma ancora non era salito sul podio nel teatro della sua città. L’occasione arriva finalmente il 5 giugno quando Quatrini, con un colpo di bacchetta, farà risuonare al Teatro Costanzi le note della Sinfonia di L’Italiana in Algeri, dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini , su libretto di Angelo Anelli, andato in scena per la prima volta il 22 maggio 1813 al Teatro San Benedetto di Venezia, quando il compositore pesarese aveva appena 21 anni.

“Sono felicissimo di questo debutto”, confida Quatrini, “perché finalmente dirigo nel teatro d’opera della mia città, dove mia nonna è stata abbonata per quarant’anni. Qui lavorano tanti amici, musicisti che hanno suonato con me, persone di famiglia come mio cugino Fabrizio Sansoni, fotografo del Teatro dell’Opera di Roma, e sua moglie Susanna Salvi, Étoile del corpo di ballo. Arrivo a questo debutto romano dopo aver diretto in teatri importanti come il Bolshoi e il Covent Garden, ed è bello che avvenga a quarant’anni, quando ho maturato consapevolezza ed esperienza”.

Con questo spettacolo il Teatro dell’Opera di Roma rende omaggio a uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, Emanuele Luzzati, scomparso nel 2007. Il  titolo torna nella stessa versione scenica, favolistica e travolgente, creata da Luzzati nel 2000 per il Teatro Massimo di Palermo, capace ancora oggi di incantare con la forza del colore, dell’ironia e dell’immaginazione. La regia originale di Maurizio Scaparro (scomparso nel 2023 a novant’anni) è ripresa da Orlando Forioso, che ne custodisce lo spirito e l’equilibrio teatrale.

Le scene di Luzzati, insieme ai costumi della storica collaboratrice Santuzza Calì, restituiscono un mondo che trasforma l’Algeri rossiniana in un luogo sospeso tra fiaba e commedia, tra arte visiva e musica. Un universo riconoscibile e unico, che continua a parlare al pubblico con una forza visiva rara, rendendo questa produzione un vero e proprio omaggio all’immaginario luzzatiano.

“Non è la prima volta che faccio rivivere uno spettacolo già esistente”, spiega Sesto Quatrini. “Sono stato guidato da un approccio scientifico e da un grande amore nei confronti  di Rossini. Faremo l’edizione integrale e abbiamo recuperato anche uno strumento a percussione dal suono esotico, il sistro, scelto da Rossini per la Sinfonia, che così risuonerà per la prima volta all’Opera di Roma”.

Due i cast vocali che si alternano nei ruoli principali: Chiara Amarù (5, 10, 12 giugno) e Laura Verrecchia (6, 8 e 11 giugno) in quello di Isabella, Paolo Bordogna (5, 10, 12 giugno) e Adolfo Corrado (6, 8 e 11 giugno) in quello di Mustafà, Dave Monaco (5, 10, 12 giugno) e Giorgio Misseri (6, 8 e 11 giugno) in quello di Lindoro e Misha Kiria (5, 10, 12 giugno) con Vincenzo Taormina (6, 8 e 11 giugno) in quello di Taddeo. Completano il cast i talenti di ‘Fabbrica’, lo Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma: Jessica Ricci (Elvira), Maria Elena Pepi (Zulma), Alejo Alvarez Castillo (Haly). Il Coro della Fondazione capitolina è diretto da Ciro Visco, le luci sono di Vinicio Cheli.

Dopo il debutto romano Sesto Quatrini tornerà sul podio a Martina Franca, per il Festival della Valle d’Itria.”Sono contento di questo ritorno nel luogo dove ho iniziato al mia carriera d’opera, dove ho conosciuto mia moglie Maddalena e dove ci siamo sposati. Inauguro il Festival dirigendo Tancredi di Rossini. Poi, fra settembre e ottobre,  sarò a Zurigo per la Manon di Massenet con Lisette Oropesa e Benjamin Barheim. Mi aspettano  concerti sinfonici a Belgrado, a Bucarest e in Lituania, poi nella primavera del 2026 dirigerò a Lione una Manon Lescaut di Puccini con la regia di Emma Dante”.