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Per la prima volta Wes Anderson si confronta con il tema della religione. In La trama fenicia, in concorso al Festival di Cannes, racconta di Zsa-zsa Korda, un uomo d’affari senza scrupoli più vicino alla criminalità che alla giustizia. Ha avuto molte mogli, una nutrita prole di cui si è curato poco, ma adesso qualcosa è cambiato. Dopo essere sopravvissuto al suo sesto incidente aereo, capisce di dover iniziare a pensare al futuro. Così si rivolge alla figlia Liesl, che non incontra da anni. Lei sta per diventare suora, e non approva l’operato del genitore. Inizia un percorso (forse) di redenzione.
Wes Anderson descrive l’essere cristiani attraverso i canoni che hanno reso popolare il suo cinema in tutto il mondo. Utilizza come sempre toni caricaturali, un montaggio sincopato, le cromature che derivano da altre arti. È un amante dei fumetti, della pittura, della costruzione scenica che scaturisce da più fonti. È tra i pochi autori che è riuscito a unire all’autorialità anche una dimensione popolare.
Qui la spiritualità viene rappresentata con rispetto. Viene descritto un percorso di colpa e rinascita. Korda è sospettato di aver ucciso la donna che ha dato alla luce Liesl. Lui negherà, ma la giovane comunque lo perdona per i suoi errori. Il non condannare è una costante nelle avventure girate da Anderson (vedi Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore), ma qui il messaggio si fa ancora più forte. Korda ha delle visioni quando rischia di morire (e capita spesso). L’immagine cambia, diventa in bianco e nero, e lui si trova anche al cospetto di Dio. Sente il peso di un giudizio che si avvicina.
Per costruire le inquadrature Anderson si ispira a immagini sacre, miniature, icone. Lo spirito è sempre leggero, s’intende, ma qui Anderson riflette sull’aldilà, su ciò che sfugge all’occhio umano. La trama fenicia diventa il compimento di un percorso, in cui a tratti il sorriso cede il passo alla malinconia. Si ragiona sulla famiglia, sui tempi passati, sui legami che si sgretolano per poi risaldarsi. L’intrigo è internazionale, ma non si limita a una dimensione terrena. La fede è sotto scacco come anche gli altri valori. Si assiste, come di consueto, a una parata di star (Tom Hanks, Benedict Cumberbatch, Scarlett Johansson, Bryan Cranston), capitanate da Benicio del Toro. In un viaggio testamentario che ha il sapore di una nuova genesi.



